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Come ti rivoluziono la tv: il 4 ottobre 1983 andava in onda la prima puntata di Drive In di Antonio Ricci

Come ti rivoluziono la tv: il 4 ottobre 1983 andava in onda la prima puntata di Drive In di Antonio Ricci

Come ti rivoluziono la tv: il 4 ottobre 1983 andava in onda la prima puntata di Drive In di Antonio Ricci

Il 4 ottobre 1983 scomparvero il grigio, le giacche tristi, il cabaret “telefonato”, le soubrette imbalsamate, l’irriverenza che chiede il permesso e che per questo motivo tale non è. Quel martedì sera, su Italia 1, sugli schermi dei telespettatori italiani si manifestò per la prima volta Drive in di Antonio Ricci. Grazie al telefono senza fili, più che per mirabolanti operazioni di marketing, si sparse subito la voce che si trattava di un programma imperdibile. Un dato di fatto cui si arresero, stupiti, anche i giovani di allora che rimanevano in casa a guardarlo, magari in gruppo.
La prima edizione scritta da Ricci con Alessandro Piccardo ed Ezio Greggio, fu registrata a Roma e diretta da Giancarlo Nicotra, mentre le successive videro Beppe Recchia in regia, furono realizzate a Milano e scritte in collaborazione con Franco Mercuri, Aldo Rami, Lorenzo Beccati, Max Greggio, Gino e Michele, Gennaro Ventimiglia e Matteo Molinari.
Da schiere di critici e milioni di telespettatori Drive In è considerato un programma rivoluzionario che usciva dai precedenti schemi e originava un mondo nuovo. Dopo un anno divenne un riferimento culturale imprescindibile: «Non si poteva più tornare indietro. Ha permesso che si mollassero le briglie della censura anche in Rai. Gassman mi disse che per causa nostra era cambiata la curva dell’attenzione anche a teatro e aveva dovuto adeguarsi» ha raccontato il suo inventore.
Nella stagione 2023/2024 Striscia la notizia, che è figlia dello stesso autore e sceneggiatore, ha ospitato al bancone del tg satirico alcuni indimenticabili protagonisti di quell’unicum televisivo e riproposto scene indimenticabili. Festeggiamo allora questo 41esimo compleanno non in modalità “peana” ma nello stile di Drive In, Striscia e Paperissima: con gag ed errori divertenti di Tinì Cansino, Ezio Greggio, Gianfranco D’Angelo, Giorgio Faletti, Enzo Braschi, Sergio Vastano e altri protagonisti.

Ambientato in un cinema all’aperto sul modello di quelli statunitensi degli anni ’50, Drive In potrebbe essere definito come una specie di sommergibile arrivato all’improvviso nel mare della tv, non certo militaresco ma alla Yellow Submarine!. Un mezzo munito di periscopio capace di captare nuovi fenomeni e tendenze e in grado di sganciare bombe satiriche che non risparmiavano nessuno: i paninari, i democristiani, il governo e le frange estreme, il conformismo, la tv appiattita sulla ripetizione, l’idea della donna oggetto, passiva e priva di potere. Parodia di molti simboli d’America, tra l’altro, invece che ossequio a ogni novità scintillante che arrivasse da quel Paese. Infatti sarebbe assurdo parlare di Drive In come riflesso del consumismo anni ’80, visto che la maggior parte degli sketch e dei personaggi avevano l’obiettivo di sbeffeggiare quella deriva così come l’ostentazione e la cafoneria dell’avere tout court. Le emancipate Ragazze Fast Food (ma non dimentichiamo le Monelle adolescenti e le Bomber) affermavano in modo inedito il piacere di piacere, rompendo lo schema della pin up bambola nelle mani di qualcun altro e uscendo pure dal quadro della showgirl algida, distante, asessuata e dunque, come donna, irreale: puro riflesso di un ideale cavalleresco che è, quello sì, patriarcato alla massima potenza.
Le ragazze di Drive In mettevano di fatto in riga gli uomini, che di loro avevano grande soggezione: c’erano persino i Ragazzi Fast Food, che prendevano sonori sberloni (qui il link alla puntata di Striscia che ha avuto come ospiti tre delle indimenticate protagoniste del programma). E pensare che mancavano due/tre decenni all’epoca di autodeterminazione ed empowerment femminile come temi dominanti in film, dibattiti e serie tv!

Rivediamoci allora anche questa scena di satira contro la guerra e il militarismo…

Alto e basso, divertimento popolare e colto citazionismo, risata di pancia e satira raffinata: tutto in equilibrio controllato nei dettagli dentro un flusso di spontaneità che non si interrompeva. E questo perché scorreva tra un gruppo di amici pazzi che amavano giocare con le parole e con il loro tempo, pur essendo ben consci dell’eredità comica italiana, dalla commedia dell’arte al neorealismo dolceamaro. C’erano coppie con l’Augusto e il Bianco, il perfettino “intelligente” e lo sciamannato finto stupido che – come il Peter Sellers di Oltre il giardino di Hal Ashby o di Hollywood Party di Blake Edwards – precorreva i successivi decenni di Forrest Gump e selvaggi sapienti d’altra sorta. Cos’altro c’era? C’era tutto. Giovanni Raboni, poeta, parlò di «una specie di congegno ad orologeria», per il critico e scrittore Oreste Del Buono fu «la trasmissione di satira più libera che si sia vista e sentita» e il giornalista Francesco Specchia ricordò come «tutti allora, a sinistra, con analisi molto colte, accostarono Ricci a Gramsci, ai situazionisti di Debord».
Anche il critico Aldo Grasso disse, nel trentennale della prima puntata, che Drive In «non è il manifesto di tutti i mali possibili della tv commerciale (questa è un’interpretazione bigotta), ma rappresenta piuttosto l’esplosività di quegli anni, l’uscita dal grigiore ministeriale della Rai e dagli anni di piombo».

Gli autori storici del Drive In. Da sinistra: Max Greggio, Marco Santin, Gennaro Ventimiglia, Antonio Ricci, Michele Mozzati, Gino Vignali, Giorgio Gherarducci, Lorenzo Beccati.
Gli autori storici del Drive In. Da sinistra: Max Greggio, Marco Santin, Gennaro Ventimiglia, Antonio Ricci, Michele Mozzati, Gino Vignali, Giorgio Gherarducci, Lorenzo Beccati.

Ogni puntata veniva introdotta e conclusa da un monologo di Gianfranco D’Angelo su notizie della settimana o vizi e tic degli italiani come le cliniche per cure dimagranti o i villaggi vacanze. E nella prima edizione il monologo di chiusura era improvvisamente interrotto da un violento acquazzone che faceva fuggire i clienti del drive in: altro che saluti, applausi e baci!
Tutti quelli che hanno visto il programma non possono dimenticare D’Angelo nelle vesti del pupazzo Tenerone, di Raffaella Carrà che spruzzava due getti di lacrime “taumaturgiche” verso il pubblico, di Piero D’Angelo che conduceva Il mondo di Quirk Quork Quark, della contessa Marina Dante delle Povere, del signor Armando che magnificava le prodezze del cocker Has Fidanken. E poi la parodia di politici come Ciriaco De Mita «intellettuale della Magna Grecia» o Gianni De Michelis («Bon, bon, bon: ma che sagoma che son»). Rivediamone alcuni:

Ezio Greggio era il banditore dell’Asta Tosta ma anche il dottor Vermilione, «psicologo santone», o il conduttore dello show Testa di Quiz in cui riusciva a guadagnare soldi fregati ai concorrenti e a far vincere sempre lo stesso concorrente… Ed Enrico Beruschi? Con D’Angelo, Greggio e Margherita Fumero interpretò in presa diretta le parodie di alcuni film, in cui al protagonista succedevano cose opposte rispetto all’originale. E poi dette vita a Una brutta fazenda, ovvero Beruscao il penultimo mandingo, parodia delle telenovele sudamericane. Rivediamolo anche nei panni di Lucio Dalla accanto allo stesso Greggio.

Teo Teocoli presentava un programma nello stile di Piccoli fans, i cui protagonisti erano dei bambini interpretati da Massimo Boldi, Greggio e D’Angelo sempre smascherati e cacciati via dal presentatore.

Indimenticabile fu Giorgio Faletti: dell’attore, musicista-compositore, scrittore e pittore proprio quest’anno ricorre il decennale della scomparsa. Era nato ad Asti il 25 novembre del 1950 e se n’è andato ad appena 63 anni il 4 luglio 2014 a Torino. L’uomo dai mille talenti e sensibilità – emersi in tv come nei libri, nel brano Signor Tenente e in quelli per Milva, Mina, Branduardi e altri – fermava bambini, ragazzi e anziani sull’uscio di casa quando appariva nei panni della guardia giurata Vito Catozzo, di Carlino “ragazzino” di Passerano Marmorito, di Suor Daliso e molti altri.

E poi oltre a quelli già citati contribuirono al grande successo di Drive In i Trettré, Carmen Russo, Lory Del Santo, Francesco Salvi, Zuzzurro e Gaspare, Syusy Blady e Patrizio Roversi che si è seduto al bancone di Striscia con i gemelli Ruggeri e Vito ovvero il Gran Pavese Varietà, Carlo Pistarino, il Trioreno, Nadia Cassini, Antonia Dell’Atte, Eva Grimaldi, Johara e Ambra Orfei (ai link molte delle ospitate al tg satirico e spezzoni del programma di allora). I testi vennero scritti da autori a volte esordienti e tra questi figurava la vignettista Ellekappa.

Il cast di Drive In al gran completo

All’università Cattolica di Milano il primo dicembre 2023 si è svolto il panel-workshop con gli studenti 40 anni di Drive In. La trasmissione che ha fatto la storia della tv con Antonio Ricci, Carlo Freccero, Alessandro Cattelan, Barbara Palombelli, Victoria Cabello oltre ai docenti Massimo Scaglioni, a capo del Ce.R.T.A., Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi della Cattolica, e Anna Sfardini, che dirige il master Fare TV. Ma alcuni mesi fa si è svolta anche la lezione-evento Drive In e la Storia della Televisione che si è tenuta all’università La Sapienza di Roma il 22 marzo con Ricci, Palombelli, Cabello ed Enrico Mentana che hanno parlato davanti agli studenti del Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni, Arte e Spettacolo. Moderatori della lezione-evento il docente Andrea Minuz e il giornalista Michele Masneri.

Il segreto di Drive In? «Non la velocità, come a volte si dice, ma il ritmo – ha spiegato Antonio Ricci -. In una puntata di 90 minuti c’erano ben 50 situazioni diverse, che andavano scritte. Il primo anno era stato sperimentale, scrivevamo il programma nel camerino di Beruschi e la notte al residence da Greggio. Il secondo anno, siamo venuti da Roma a Milano e ho preteso una cosa assolutamente rivoluzionaria: una redazione. Sono andato a cercare autori tra vignettisti, ex cabarettisti, pubblicitari. C’era bisogno di tanta gente, ho messo insieme questo sistema idrografico e tutto confluiva nel fiume Drive In. Essendo un’antologia dei modi di far ridere, c’era la possibilità di testare degli autori, ci si misurava e si cresceva come scrittori. In tutto questo la satira politica era determinante: tutto era compresso, condensato in un ritmo infernale, che serviva alla tv commerciale perché ogni 12 minuti c’era un’interruzione pubblicitaria. Dovevamo fare i 110 a ostacoli, e gli ostacoli li superi grazie al ritmo».

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