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Fase 2 e messe, dal 18 maggio si potranno celebrare i riti con i fedeli in chiesa

Fase 2 e messe, dal 18 maggio si potranno celebrare i riti con i fedeli in chiesa

Fase 2 e messe, dal 18 maggio si potranno celebrare i riti con i fedeli in chiesa

Alla fine tra la Cei e il Governo è arrivato l’accordo: dal 18 maggio le chiese potranno riaprire ai fedeli per le messe.

Questa mattina a Palazzo Chigi è stato firmato il protocollo che consentirà la ripresa delle celebrazioni, ma ad alcune condizioni.

“Nel rispetto della normativa sanitaria disposta per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, il Protocollo indica alcune misure da ottemperare con cura, concernenti l’accesso ai luoghi di culto in occasione di celebrazioni liturgiche; l’igienizzazione dei luoghi e degli oggetti; le attenzioni da osservare nelle celebrazioni liturgiche e nei sacramenti; la comunicazione da predisporre per i fedeli, nonché alcuni suggerimenti generali” si legge in una nota diffusa dalla Conferenza Episcopale Italiana.

Le disposizioni rappresentano un compromesso tra la necessità di rispettare le disposizioni in atto per contenere il virus e le esigenze dei fedeli che da settimane chiedevano a gran voce di poter ritornare a frequentare la loro parrocchia.

Il protocollo entrerà in vigore dal 18 maggio, il che significa che la prima domenica in cui si potrà tornare ad assistere alla messa sarà il 24 maggio.

“Le misure di sicurezza previste nel testo – ha sottolineato il Presidente Conte – esprimono i contenuti e le modalità più idonee per assicurare che la ripresa delle celebrazioni liturgiche con il popolo avvenga nella maniera più sicura. Ringrazio la CEI per il sostegno morale e materiale che sta dando all’intera collettività nazionale in questo momento difficile per il Paese”.

Ecco cosa prevede il protocollo.
 

Chi potrà accedere alla messa e come

Le norme prevedono che vi sia un responsabile legale (presumibilmente un sacerdote) per ogni edificio di culto, che, in base alla capienza, stabilirà il numero massimo di fedeli che potrà accedere per ogni celebrazione.

Per vigilare sugli ingressi e sul mantenimento delle distanze ci saranno dei volontari chiaramente identificati e muniti di mascherine. La distanza tra un fedele e l’altro, sia lateralmente sia avanti e dietro, dovrà essere di almeno un metro.

Alle celebrazioni potranno accedere i fedeli che non hanno avuto contatti con pazienti risultati positivi al Covid e che non manifestino sintomi o febbre superiore a 37,5.

All’ingresso della chiesa deve essere disponibile il gel igienizzante per le mani e i fedeli devono indossare le mascherine per tutta la durata della celebrazione.
 

Come avverrà la celebrazione

La presenza di concelebranti dovrà essere ridotta al minimo e dovranno indossare guanti e mascherine al momento della comunione, avendo cura di non toccare le mani dei fedeli. 

Non potrà esserci il coro, ma sarà consentita la presenza di un organista.

Non ci sarà lo scambio della pace e le offerte potranno essere raccolte in appositi contenitori collocati in luoghi ritenuti idonei, ma non durante la celebrazione.

Saranno consentite anche altre celebrazioni, come matrimoni e battesimi (i funerali erano già consentiti, con altro tipo di regole fino al 18 maggio, giorno in cui si adegueranno a questa stessa disposizione).

Sono invece rimandate le cresime.

Sarà possibile confessarsi, purché in un luogo che consenta il distanziamento sociale e con l’uso delle mascherine da parte di sacerdote e fedele.

Il protocollo suggerisce comunque di favorire le trasmissioni in streaming per la fruizione di chi non potrà partecipare alla celebrazione (per motivi di spazi, di salute o di età).

A questo link il testo del protocollo completo con tutte le altre indicazioni più specifiche.

C’è da sperare che tutte le parrocchie e i fedeli si attendano scrupolosamente alle disposizioni, contrariamente a quanto successo in alcuni casi durante il lockdown, come per esempio quello del sacerdote di Cuasso al Monte, in provincia di Varese, che continuava a celebrare segretamente contrariamente a quanto  all’epoca disposto da Governo e Arcidiocesi.

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