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La banana di Cattelan: c’è chi se la mangia e chi la usa per telefonare

La banana di Cattelan: c’è chi se la mangia e chi la usa per telefonare

La banana di Cattelan: c’è chi se la mangia e chi la usa per telefonare

La banana più famosa dell’arte non è più quella di Andy Warhol stampata sul vinile e su migliaia di magliette dei Velvet Underground. Il frutto giallo più iconico di tutti è ormai quello dell’opera Comedian che Maurizio Cattelan ha fatto assurgere a fatto d’arte senza neanche sbucciarla o dipingerla: semplicemente “scocciandola” (o “scotchandola”?), ossia appendendola al muro con un pezzo di nastro adesivo dopo averla comprata da un fruttivendolo. Dalla prima mini-lievitazione tra costi di produzione e prezzo della vendita – da pochi centesimi a 120mila dollari nel 2019 – si è passati bruscamente ai 6 milioni e duecentomila dollari dell’asta del 20 novembre 2024.
Chi l’ha comprata? Il magnate cinese delle criptovalute Justin Sun che l’ha poi degustata con estremo piacere davanti a nugoli di influencer e giornalisti. Ma Striscia la notizia, ben prima dell’acquisto milionario che ha attirato l’attenzione di ogni testata nel mondo, aveva già reso omaggio al gesto superpop di Cattelan, postmoderno all’ennesima potenza (a sua volta una citazione, visto che dal disco dei Velvet l’immagine del frutto si poteva staccare e poi incollare).
Vi siete accorti che Luca Abete ha un sistema infallibile per fare telefonate utili alle sue inchieste o per comunicare con i suoi collaboratori? Ecco qui il servizio del 15 ottobre 2024. Cosa fa capolino sul muro, per la prima volta? Una banana attaccata con lo scotch che incredibilmente sembra la banana gemella di Comedian. Un nome che con il tg satirico di Antonio Ricci ci va a nozze, in effetti…
In quell’occasione Luca Abete stava smascherando a Napoli il giornalista “pezzotto” che avrebbe incassato compensi in cambio di millantati spot pubblicitari sulla tv di Stato.

E una settimana dopo l’inviato ci ha portato nel villaggio anti-stress di Laviano nato nell’emergenza post sisma del 1980. Lì c’è chi acquista e rivende un bene pubblico (le abitazioni) come se fosse privato. E anche in quel caso è apparso il telefono-banana-opera d’arte per alcune importanti comunicazioni.

Interpellato in proposito, l’inviato ha assicurato che la banana di Striscia la notizia non verrà venduta, almeno per ora, ad alcun magnate delle criptovalute. E neppure a qualche possessore di valute tradizionali. Il frutto appeso al muro resterà presidio del tg satirico: strumento narrativo imprescindibile, nonché assai economico. Sempre che il prezzo delle banane non sia destinato ad aumentare vertiginosamente dopo questi colpi di scena del mercato dell’arte e della frutta.

La storia di “Comedian” continua: anche i fruttivendoli nel loro piccolo si incazzano…

La storia della banana si complica. Sì perché Justin Sun, dopo aver fagocitato l’opera in un hotel di lusso di Hong Kong, ha dichiarato: «Mangiarla durante una conferenza stampa può anche diventare parte della storia dell’opera d’arte». In attesa di capire se questo fatto scalzerà dai libri di storia dell’arte la realizzazione degli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina o quella delle Ninfee di Monet, va sottolineato come l’avventura bananifera non si sia conclusa con la conferenza.

Il fruttivendolo che ha fornito la materia prima si è fatto prendere da un momento di più che giustificato nervosismo. Shah Alam, 74 anni, il negoziante originario del Bangladesh che ha venduto la banana a Cattelan in un chiosco all’angolo tra la 72esima strada e York Avenue, ha raccontato al New York Times di essersi sentito sopraffatto sentendo il valore della vendita. «Sono un uomo povero. Non ho mai avuto così tanto denaro, non ho mai visto così tanto denaro» è una delle frasi pronunciate come riportano alcune testate internazionali citando il Nyt.

Justin Sun ha trovato la risposta «toccante» e avrebbe deciso di acquistare 100 mila banane dalla bancarella e di ridistribuirle gratuitamente nel mondo. Il venditore 74enne ha però replicato che fare arrivare 100 mila banane da un magazzino all’ingrosso del Bronx fino alla sua bancarella costerebbe migliaia di dollari. E, in ogni caso, poiché il chiosco non è suo i ricavi di un simile approvvigionamento non andrebbero a lui che lavora in turni di 12 ore, per 12 dollari l’ora! Il quotidiano newyorchese avrebbe a quel punto intervistato al telefono il vero proprietario, Mohammed Islam: quest’ultimo ha detto che sarebbe disposto a suddividere il guadagno tra sé e i sei dipendenti ma ha aggiunto di non aver ricevuto nessuna offerta finora dal magnate.

La Repubblica riporta che il venditore di banane Alam – mentre lavorava nel chiosco anche durante il Thanksgiving, il Giorno del Ringraziamento – ha usato una massima del Bangladesh per sottolineare la diseguaglianza tra le abitudini del miliardario e la propria vita: «C’è differenza tra il paradiso e l’inferno», avrebbe concluso.

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