Il ricordo del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della scorta che hanno perso la vita servendo lo Stato sarà tenuto in vita in molti modi diversi anche nel 2024, a 32 anni dalla strage di via D’Amelio a Palermo. Uno di questi, oltre alla deposizione di corone d’alloro alla presenza del ministro dell’Interno e del capo della Polizia, sarà la fiaccolata alle 20.30 del 19 luglio dalla statua della Libertà di piazza Vittorio Veneto a via D’Amelio: un corteo silenzioso e senza comizi, «nel rispetto della sobrietà che ha contraddistinto lo stile di vita di Borsellino», ucciso all’età di 52 anni quando era procuratore aggiunto di Palermo. Aderiscono oltre cinquanta associazioni e gruppi, oltre a molti Comuni siciliani.
In giornata nel capoluogo siciliano è in programma anche la proiezione del docufilm «I ragazzi delle Scorte. Ricordo tutto». Gli agenti che morirono quel giorno si chiamavano Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. «Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri»: questa una frase pronunciata dal magistrato, ucciso appunto il 19 luglio 1992, che è considerata premonitrice della tragedia e che sarà usata sullo striscione in apertura del corteo.
Borsellino, la ferma volontà di proseguire il metodo Falcone
Come viene ricordato oggi sulle colonne de Il Sole 24 Ore, «tra i meriti professionali di questo magistrato c’è anche la ferma volontà di proseguire il cosiddetto “metodo Falcone” – seguire le tracce dei soldi per risalire la filiera criminale – anche fuori da Palermo». E viene sottolineata la sua nomina da parte del Csm, tra varie polemiche, a procuratore della Repubblica di Marsala nel Trapanese il 22 maggio 1986. Di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta antimafia Borsellino si chiese con una domanda retorica: «Le banche collaborano? Io allo stato non so se le banche locali collaborano. Posso dire solo che qui c’è forse la più alta concentrazione di banche. Marsala sembra Lugano o il Lussemburgo, perché qui c’è una banca ad ogni piè sospinto, oltre un grande numero di un qualche cosa che a Palermo non conoscevo, cioè di istituti finanziari che funzionano come banche e che hanno degli sportelli aperti».
L’agenda rossa del magistrato scomparve il giorno della strage
Un simbolo della richiesta inevasa di verità è la famosa agenda rossa di Paolo Borsellino, che gli avevano regalato i carabinieri: è scomparsa subito dopo l’esplosione dell’autobomba. Negli ultimi due mesi di vita il magistrato la portava sempre con sé, vi appuntava tutto, anche ciò che stava scoprendo sulla strage di Capaci del 23 maggio dello stesso anno, in cui furono ammazzati il suo grande amico e collega Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti di scorta.
Una delle vicende giudiziarie aperte tuttora riguarda quattro poliziotti accusati di depistaggio per aver dichiarato il falso nel processo sulla “deviazione“ delle indagini sulla strage di via D’Amelio.
L’inviato Vittorio Brumotti accanto agli studenti nel nome dei valori civili di Falcone e Borsellino
Striscia la notizia ha ricordato il sacrificio e i valori dei magistrati Falcone e Borsellino in occasioni diverse. L’anno scorso a Varese, ad esempio, Vittorio Brumotti insieme a ex magistrati come Piero Calabrò, molti rappresentanti delle forze dell’ordine e numerosi studenti ha partecipato a una manifestazione in onore dei due magistrati che hanno dato la vita per il Paese, combattendo la mafia per costruire un futuro di legalità e rispetto per tutti i cittadini.
Stefania Petyx e il murale sfregiato a Palermo
E nel 2022 Stefania Petyx a Palermo ci ha mostrato il murale che ritrae Paolo Borsellino: l’opera era stata sfregiata. Nel servizio del tg satirico di Antonio Ricci l’autore, uno street artist, aveva dichiarato che «la mafia è una montagna di m… », mentre alcuni degli abitanti del quartiere si rifiutarono di fare altrettanto.
I ricordi del 19 luglio 1992 di Sergio Friscia, Stefania Petyx e Roberto Lipari
A trent’anni dalla strage Sergio Friscia ha condiviso il suo ricordo di quel tragico 19 luglio 1992 in cui per mano mafiosa vennero uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta.
Anche Stefania Petyx ha rievocato i suoi ricordi, «come tutti i siciliani che ricordano perfettamente cosa stavano facendo in quel momento». Fu come «se a un tratto qualcuno avesse spento la luce. Come se si fossero portati via tutta l’allegria, tutta la gioia».
Roberto Lipari è tra quei ragazzi cui il messaggio di Borsellino arrivò forte e chiaro: «Se la gioventù negherà il consenso anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà».