Presente all’intervista anche la curatrice del museo del tg satirico Vittoria Ricci
Il più seguito canale televisivo marocchino, Al Aoula, ha acceso i riflettori su Striscia la notizia e sulla nostra Rajae Bezzaz, che sono state protagoniste di un ampio documentario. Il focus dello speciale? La carriera e la vita di giornalisti, conduttori, artisti e designer di origini marocchine che si sono affermati con successo in Italia e in altri Paesi d’Europa, come l’inviata del tg satirico di Antonio Ricci. L’intervista è stata realizzata nel museo e negli studi di Striscia la notizia.
«Lei è figlia della telecamera» afferma – rivolgendosi a Rajae – la voce narrante del documentario tv in cui l’inviata e la curatrice del Museo di Striscia la notizia, Vittoria Ricci, danno alla troupe il benvenuto in arabo di fronte ai “piedi dei reporter”: un’opera che simboleggia la strada percorsa dagli inviati, ogni giorno, per raccogliere le notizie e le segnalazioni dei cittadini. Le telecamere di Al Aoula entrano nel museo passando attraverso l’iconica bocca del Gabibbo, termine che deriva, tra l’altro, dall’arabo habib (che tra i vari significati ha quello di “amico”). Si trovano così circondati da cimeli e memorabilia che raccontano la storia del programma in onda su Mediaset da 37 anni, tra i quali spicca la cascata di monitor su cui scorrono le storiche puntate di Striscia. Un’opera che ha vinto il Guinness dei primati per essere l’installazione video più grande del mondo. E lo stesso museo è l’unica permanente al mondo su una sola trasmissione tv, dominata dalla presenza del Tapiro e ancor più del Gabibbo. L’allestimento – ideato da Antonio e Vittoria Ricci – viene visitato dagli studenti di scuole e università di tutto il mondo e dal pubblico quotidiano della trasmissione, «uno dei programmi più radicati della tv italiana» come ribadisce lo speciale tv (una produzione Monafrique Prodcom)..
Vittoria Ricci sottolinea quanto Rajae Bezzaz rappresenti un valore aggiunto del programma, perché è «brillante, intelligente e molto coraggiosa»: un’inviata che indaga nei suoi servizi sulle contraddizioni della cultura araba e di quella occidentale e la bellezza del confronto tra i due mondi. Rajae è nata in Libia da genitori maghrebini, si è trasferita in Italia all’età di 9 anni e ha ottenuto di recente la cittadinanza italiana, dopo ben 25 anni. Ha studiato all’Università di Scienze Politiche di Bologna e all’Accademia di Cinema di Milano e – oltre ad arabo, italiano, francese e inglese – parla vari dialetti-lingue arabi (così vengono definiti il marocchino, il libanese e l’egiziano). «La sua presenza è stata anche un’occasione per accendere i riflettori sui problemi riguardanti la comunità marocchina in Italia», aggiunge la voce narrante nel documentario, sottolineando l’impegno di Bezzaz.
«Striscia era nel mio destino» dichiara Rajae, che racconta dei «37 anni di fama, correttezza e duro lavoro» del tg satirico. Una delle qualità migliori dell’inviata è espressa dalle parole di una redattrice, Samarkanda Abou El Kheir: «Quando si trova ad affrontare situazioni difficili, di fronte a persone di cui è impossibile prevedere le reazioni, Rajae riesce a tenere tutto sotto controllo». L’inviata, approdata a Striscia nel 2015 e supportata da una redazione agguerrita (tra quelli intervenuti nel documentario Dario Ferrigno, Marco Melloni e Leonardo Ferrari Carissimi), grazie alle sue inchieste si è affermata come la «portavoce di chi voce non ha», intento che accomuna tutti gli inviati del tg satirico: aiuta donne vittime di violenza domestica e stalking, entra in stabili occupati – in condizioni di rischio – riuscendo a instaurare un dialogo con persone in situazione di fragilità.
I reportage di Rajae la portano in tutto il mondo: «Non ho limiti – spiega lei stessa nel documentario –. Vado ovunque succeda qualcosa, soprattutto se ha a che fare con temi legati a integrazione e immigrazione, dalla Francia all’Olanda, dall’Etiopia al Senegal. E prossimamente anche il Marocco, perché no…». Tra i tanti riconoscimenti, l’inviata di Striscia ha ottenuto di recente anche un premio nazionale dedicato all’altruismo e alla solidarietà.
È possibile vedere tutto il documentario a questo link