Pinuccio torna a occuparsi dell’ex sindacalista Aboubakar Soumahoro, ora onorevole del Gruppo misto, con il terzo episodio della nuova appassionante serie “Le bugie di Soumahoro”, in cui si dedica a fare debunking – documenti alla mano – al corposo dossier difensivo in cui l’onorevole ha provato a rispondere ai tanti dubbi sollevati dal tg satirico riguardo al suo operato con la Lega Braccianti.
In questo servizio, l’inviato si occupa della raccolta fondi soprannominata “Cibo e diritti”, nata per aiutare, almeno in teoria, le famiglie dei braccianti durante la pandemia. In realtà, si è scoperto che le donazioni raccolte attraverso la piattaforma GoFundMe (più di 225 mila euro) non arrivavano su un conto intestato alla Lega Braccianti, ma venivano trasferiti direttamente su quello personale del neodeputato.
Nel dossier, Soumahoro sostiene di aver usato il proprio conto perché la raccolta fondi era stata lanciata durante il lockdown e lui non poteva depositare lo statuto della Lega Braccianti, che a sua volta era stata appena costituita. Pinuccio nei servizi precedenti ha intervistato due ex soci dell’Associazione, Soumaila Sambare e Mamadou Balde, che avevano proposto una soluzione alternativa: aprire un altro conto a Foggia da poter utilizzare per il ghetto di Torretta Antonacci, in modo da non dover dipendere da lui. Ma Soumahoro non li ha ascoltati e quando – finito il lockdown – i due sono andati a chiedergli di vedere il bilancio, lui li ha cacciati dalla Lega Braccianti senza dare ulteriori spiegazioni.
Aboubakar Soumahoro e la bugia degli ex soci pagati per l’intervista
Ma non è tutto. Nel suo dossier, l’ex sindacalista accenna anche al fatto che i due ex soci sarebbero stati pagati 500 euro per venire intervistati. Pinuccio respinge l’accusa, dichiarando di non aver mai pagato nessuno e che, piuttosto, con quei soldi si sarebbe comprato una giacca più elegante per farsi ricevere dall’onorevole, noto anche per aver rivendicato il “diritto all’eleganza”.