«Vogliamo giustizia per Massimo»: la madre del 46enne di Ravenna morto nel giugno del 2023 a causa di una rara forma di tumore, dopo aver abbandonato le cure tradizionali, non arretra. La donna continua la sua battaglia, arrivata sugli schermi dei telespettatori grazie all’inchiesta di Chiara Squaglia per Striscia, composta di numerosi servizi sul tema: una sedicente guaritrice, in collaborazione con altre due persone, avrebbe proposto al figlio, Massimo Mariani, di affidarsi a un metodo alternativo, affermando di poter curare anche le malattie più gravi con un macchinario definito miracoloso. Come riferito da Il Resto del Carlino la Procura della Repubblica di Ravenna ha ora notificato tre avvisi di conclusione indagine, proprio in merito alla morte di Massimo, per una 41enne di Bologna – la cosiddetta “sciamana”, figura cardine dell’attività – per una 40enne di Terni e per un 47enne di Ferrara già finiti ai domiciliari a settembre.
Del caso il tg satirico di Antonio Ricci si occupò immediatamente: il primo servizio di Striscia è del 6 aprile 2024. Proprio nella primavera del 2024, dopo aver raccontato la vicenda ai microfoni di Chiara Squaglia, la madre del 46enne presentò denuncia ai carabinieri. Gabriella Sarti, la madre in questione, che sporse denuncia contro due delle tre persone ora raggiunte dall’avviso di fine inchiesta, raccontò alla nostra inviata di come il figlio avesse smesso di curarsi con la medicina tradizionale, affidandosi alla “sedicente guaritrice”. Secondo la famiglia di Massimo Mariani la donna gli avrebbe sconsigliato la chemioterapia.
La “sciamana” avrebbe dunque caldamente consigliato il macchinario “miracoloso” che avrebbe dispensato terapie a distanza (in videochiamata da un altro continente): terapie basate sulla fisica quantistica e sui campi magnetici. Nessuna delle tre persone coinvolte era ovviamente iscritta all’albo dei medici.
Oggi, ultimate le verifiche dei carabinieri del Nucleo investigativo coordinate dal pubblico ministero Francesco Coco, le tre persone in questione, già arrestate a settembre, devono rispondere dell’accusa di concorso di morte come conseguenza di altro reato e di truffa aggravata, da 20mila euro, proprio per il caso di Massimo Mariani. Il provvedimento degli arresti domiciliari era stato preso a Brescia perché in quel territorio i tre avrebbero offerto simili false e anti-scientifiche speranze alla famiglia di un bambino di appena sei mesi, anch’egli malato di tumore.
Nel caso del bambino le accuse sono – in concorso – di tentata estorsione, sostituzione di persona, esercizio abusivo di una professione, truffa e lesioni personali.
Dopo i servizi di Striscia sul caso di Massimo Mariani, l’inviata è stata contattata dal papà di questo bimbo, colpito da un tumore alla vescica. A causa della grave patologia del figlio, marito e moglie si erano affidati a terapie cosiddette “alternative” dietro pagamento di una somma di circa 1.500 euro. Il trattamento non solo non aveva portato ai risultati sperati bensì a un peggioramento: è per questo che i genitori disperati avevano poi ripreso le cure scientifiche e convenzionali.
I genitori del piccolo hanno quindi preso coraggio e presentato denucia ai carabinieri della Compagnia di Breno, in Valcamonica. Nella mattina dell’11 settembre 2024 i militari hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Brescia, su richiesta della Procura, nei confronti delle tre persone citate. Interventi determinanti per interrompere comportamenti dalle conseguenze pericolose e letali.
Ma facciamo un passo indietro e torniamo a parlare del tipo di propaganda pseudo-scientifica sui cui si basava l’attività dei tre. La madre e un amico dello scomparso Massimo Mariani hanno raccontato molti particolari a Striscia. La “sciamana” avrebbe detto che lui «non aveva un tumore ma una grossa infiammazione». E la collaboratrice della donna rassicurava il malato con queste parole: «Non sono state riscontrate cellule cancerogene o tumori», parlando di un processo di auto guarigione. «Fuoriesce tutto quanto ha causato l’infiammazione…».
I tumori si curano con «detossinazione e anti-infiammatori»: queste le parole della 41enne di Bologna registrate nell’inchiesta di Chiara Squaglia. Il cancro è dovuto a «disequilibrio fisico o energetico». La cura si basa sul software quantistico che funziona con «foto, luogo di nascita» e altri dettagli del paziente. «E si connette al tuo campo energetico…» aggiungeva la sciamana, dal cui curriculum sono emerse numerose incongruenze e dati non veritieri.
Come raccontato da Gabriella Sarti e come riporta Il Resto del Carlino «i genitori del bambino bresciano hanno preso coraggio dopo aver visto la nostra partecipazione a Striscia e ci hanno contattato. Speriamo che ciò possa spingere altri a denunciare queste persone, perché siamo convinti che esistano altri casi. Secondo la mamma di Massimo altre ipotetiche famiglie «magari per vergogna non se la sono sentita di rivolgersi alle forze dell’ordine, dopo aver scoperto di essersi messi nelle mani di persone che non avevano alcun titolo per proporre cure, logicamente non gratuite».
Dopo la notifica di chiusura indagini le tre persone coinvolte avranno comunque la possibilità di chiedere ulteriori accertamenti o di presentare memorie difensive.
Alle domande di Chiara Squaglia la sedicente guaritrice – che lanciò pesanti offese nei confronti della madre e degli amici dell’uomo morto a 46 anni – rispose in questo modo.