“La vera emergenza dell’Italia si chiama sanità” così Fanpage titola un articolo nel quale evidenzia l’allarme sanitario in corso. I recenti casi che hanno coinvolto due riconosciute “eccellenze” italiane come il San Raffaele di Milano e il Sant’Eugenio di Roma pongono la questione con urgenza.
Nell’ospedale meneghino si è di recente dimesso il ceo dopo che “l’affidamento del reparto di medicina intensiva a una cooperativa esterna di infermieri aveva generato disastri a catena”, da terapie date a pazienti sbagliati a dosi di farmaci somministrate erroneamente. A Roma invece, come vi raccontavamo, è stato invece arrestato il noto primario di nefrologia che, dietro pagamento, indirizzava i pazienti in dialisi verso cliniche private convenzionate e a lui collegate.
Specchio di un sistema che non funziona. Dalla carenza di personale alle liste d’attesa infinite fino ad arrivare al rapporto tra sanità pubblica e privata ormai sempre più sbilanciato verso quest’ultima, con tutto ciò che ne consegue in termini di costi per i cittadini. Striscia negli anni, si è occupata di decine e decine di casi che riguardano sanità, malasanità e scorretta gestione pubblica.
Cristian Cocco ci parlava di un caso singolare. Il dottore, intervistato dall’inviato, inventava “urgenze cliniche”, dietro corrispettivo, per far saltare le liste d’attesa ai propri assistiti:
Di malagestione ci parlava invece Max Laudadio. All’ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese mancavano farmaci e materiali essenziali, come provette, deflussori, garze e siringhe. Il disservizio era legato al bando logistico. Rivediamo cosa era accaduto:
