37 anni di satira pungente, informazione al servizio dei cittadini, risate e tormentoni indimenticabili
Tanti auguri a Striscia la notizia, il tg satirico ideato da Antonio Ricci, che il 7 novembre 1988 debuttava con una prima, indimenticabile puntata condotta da Gianfranco D’Angelo ed Ezio Greggio. Da allora, in quasi quattro decenni di televisione, Striscia non è mai stata solo intrattenimento ma un mix esplosivo di satira e servizio pubblico, specchio della società italiana, capace di far sorridere e riflettere allo stesso tempo.
Con le sue inchieste scomode, spesso antesignane di veri e propri cambiamenti sociali e politici, il programma ha dato voce ai cittadini e messo sotto i riflettori storture, sprechi e ingiustizie. Un ruolo che lo ha reso, di fatto, un punto di riferimento per il giornalismo d’inchiesta televisivo.
Ma Striscia ha lasciato un segno anche nel modo di parlare degli italiani. In 37 anni ha creato tormentoni e modi di dire entrati nel linguaggio comune, frasi che hanno attraversato generazioni e reso il programma una vera fucina di cultura pop. Espressioni come «Mica bau bau, micio micio», «Le velineee!», «È lui o non è lui? Certo che è lui!», «Una notizia da leccarsi le orecchie», «Son ragazzi» sono ormai parte dei modi di dire comuni, testimonianza di un fenomeno linguistico unico nel panorama televisivo.
E a ricordarlo, oggi, ci pensano persino i bambini del 2025: una “nidiata” generata dall’Intelligenza Artificiale che, nel video celebrativo per i 37 anni, ripete i tormentoni di Striscia appresi fin dai primi passi.
Da chi avranno preso esempio? Dagli artefici di quelle frasi iconiche: conduttori, inviati e un certo pupazzone rosso dalla voce tonante, il mitico Gabibbo.
Tra satira, inchieste e comicità, Striscia la notizia è riuscita a modellare linguaggio, costume e sensibilità collettiva. Perché finché c’è Striscia, c’è speranza.
