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40 anni di Drive In. «In 90 minuti, il tempo di una partita, si vedevano 50 situazioni che andavano scritte. La scrittura, oltre che l’abilità del regista, creava il ritmo»
Secondo Tempo/Cattolica News

40 anni di Drive In. «In 90 minuti, il tempo di una partita, si vedevano 50 situazioni che andavano scritte. La scrittura, oltre che l’abilità del regista, creava il ritmo»

40 anni di Drive In. «In 90 minuti, il tempo di una partita, si vedevano 50 situazioni che andavano scritte. La scrittura, oltre che l’abilità del regista, creava il ritmo»

Antonio Ricci, inventore di Drive In, ha svelato il segreto del programma straordinariamente innovativo andato in onda su Italia 1 dal 1983. E l’ha fatto davanti agli studenti dell’Università Cattolica radunati nell’aula Gemelli del campus milanese venerdì 1° dicembre per l’evento “40 anni di Drive In. La trasmissione che ha cambiato la storia della tv”, promosso dal Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi (Certa) dell’Ateneo

Da Secondo Tempo del 4 dicembre 2023, un estratto dell’articolo di Emanuela Gazzotti.

Ma questa rivoluzione come è stata davvero possibile? Ricci non ha dubbi: per fare un buon programma bisogna studiare. «La prima edizione l’abbiamo scritta nel camerino di Beruschi (con i cioccolatini!) e nel residence di Greggio. Dalla seconda edizione ho messo insieme una redazione folta che serviva a scrivere la trasmissione. C’era bisogno di tanta gente: c’erano attori che scrivevano le loro parti, altri che dovevamo in parte assistere, altri che dovevano essere completamente supportati e tutto questo aveva bisogno di tempo». 

E ancora ha aggiunto Ricci: «Era una fabbrica incredibile. Il ritmo nasceva da questa capacità di scrivere. Potevamo contare sulla generosità e capacità entusiastica di quel gruppo di cui Beppe Recchia era il motore. Si andava a cena e di notte si scriveva. Io testavo gli autori con sketch brevi di 20 o 30 secondi, ci si misurava in questo modo e si cresceva come autori».

La satira era determinante in Drive In, tanto quanto i balletti e la comicità, tutto condensato in un ritmo infernale che sarebbe stato insostenibile se ogni dodici minuti non ci fosse stata un’interruzione pubblicitaria. «La satira era molto libera, è stato un modo di mollare le briglie della censura» – ha detto Ricci.

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