Rajae Bezzaz: «Occorre sempre mantenere la lucidità»
Nata in Libia da genitori marocchini, si è trasferita in Italia quando aveva 9 anni. E da dieci Rajae Bezzaz è inviata di Striscia la notizia, dove si occupa principalmente di temi sociali.
Ricorda il suo primo servizio?
«Sì, avevamo ricevuto una segnalazione di una cooperativa in Campania che accoglieva gli immigrati, tenendoli in condizioni disastrose. Quando siamo arrivati, si è scatenata una rivolta: volavano oggetti, mobili. Diciamo che è stato un inizio in stile “terapia d’urto” senza la fase del riscaldamento (ride)».
E lo scorso anno a Novi Ligure (AL) lei e la troupe siete stati picchiati. Ha avuto paura?
«La paura deve essere tenuta sotto controllo, altrimenti metti in pericolo te stessa e tutta la squadra. Devi mantenere la lucidità. Io vado anche in analisi per essere sempre presente a me stessa».
Una donna grintosa, come la divisa rossa che indossa.
«L’abbiamo sottoposta ad Antonio Ricci (il papà di Striscia, ndr) perché ricorda la bandiera del Marocco e la passione tipica di questo lavoro. E lui ha approvato. Ma confesso che c’è stato un momento in cui ho fatto sparire il rosso dal guardaroba: non lo potevo più vedere (ride)».
Di quali inchieste va più fiera?
«Tutte quelle che riescono a dare la speranza e la sicurezza di non essere soli. Ricordo, per esempio, una donna scappata da un marito violento. Non sapeva dove andare, anche perché aveva un cagnolino da cui non si voleva separare. Noi siamo riusciti a trovarle una sistemazione in un centro di accoglienza. Per l’Islam “Chi salva una vita salva il mondo”».
La sua fede islamica le ha creato problemi?
«All’inizio gli insulti sui social mi ferivano, oggi li considero solo frutto di ignoranza. Credo fermamente che la cultura occidentale e quella islamica possano convivere. E non ho paura di mostrare i problemi della mia comunità di origine, per esempio la condizione delle donne musulmane. Io credo nel cambiamento e nel far valere i diritti umani e civili».
Stefania Petyx: «Il grazie della gente ci ripaga di tutto»
Prima inviata donna di Striscia la notizia, Stefania Petyx è entrata nel tg satirico di Canale 5 nel 2004, e da allora continua a portare avanti inchieste su truffe, disservizi e cattiva amministrazione, soprattutto in Sicilia, sua terra di origine. Un compito difficile e non esente da pericoli, come dimostrano le ripetute aggressioni che ha subito durante i suoi servizi.
L’ultimo episodio è accaduto di recente, proprio a Palermo. Ha avuto paura?
«La paura c’è sempre, ma prevale la soddisfazione di portare a termine la missione. Di poter dare voce alle persone che altrimenti non l’avrebbero».
Nel 2018 ha perfino riportato la frattura del coccige. Neanche in quell’occasione ha pensato di mollare?
«Vabbè, mi sono seduta su un cuscino morbido, di sbieco, per quattro mesi. Il resto è stato tutto in discesa (ride)».
Com’è nato il look in giallo che la identifica?
«Inizialmente avevano pensato di vestirmi come Santa Rosalia. Ma al primo servizio si sono resi conto che non funzionava. Avevo fiori e corone in testa, ma quando sono arrivata sul luogo sembravo un cespuglio potato. Poi Ricci vide un fuorionda dove ero col mio bassotto Carolina e pensò a questo travestimento che è una via di mezzo tra il Signor Bonaventura, La signora in giallo e Sherlock Holmes».
A proposito, non è impegnativo realizzare i servizi col cane?
«Sì, infatti evitiamo di portarla in situazioni disagiate o di rischio. Carolina ora è anzianotta e viene con noi la figlia, Totolina. La troupe che mi segue la chiama “Capo” perché dobbiamo rispettare le sue esigenze… se ha sete, fame o deve fare i bisogni (ride)».
Un servizio di cui è soddisfatta?
«Tanti. Ma in particolare l’inchiesta denuncia sui costi della Fivet (procreazione assistita) che hanno un divario importante tra Nord e Sud: grazie al nostro intervento le donne siciliane non devono andare più fuori Regione. Ma potrei citare anche tante storie di persone che si rivolgono a Striscia per casi di ingiustizie, malasanità e per risolvere situazioni senza via d’uscita».