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Antonio Ricci su U di Repubblica: “Non mangia gli animali «teneri e carini», ma non esita a spolpare le sue vittime quando si chiamano Vespa, Bonolis o Giambruno”
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Antonio Ricci su U di Repubblica: “Non mangia gli animali «teneri e carini», ma non esita a spolpare le sue vittime quando si chiamano Vespa, Bonolis o Giambruno”

Antonio Ricci su U di Repubblica: “Non mangia gli animali «teneri e carini», ma non esita a spolpare le sue vittime quando si chiamano Vespa, Bonolis o Giambruno”

"Con la sua Striscia irride vecchi e nuovi potenti dal 1988. «Tutto dipende dalla mia natura “picciona”», dice Antonio Ricci. «Cosa c’è di più bello che fare la cacca su un monumento?»"

C’è un gigantesco Gabibbo, un Gabibbone. Un gigantesco Tapiro, il Tapirone. Ci sono 1.750 piccolissimi monitor in cui vanno senza tregua le puntate della trasmissione. Ci sono centinaia di fotografie di eventi storici, primo fra tutti l’epica chiacchierata tra D’Alema e il Gabibbo. Paradossalmente non c’è lui, Antonio Ricci, che tutto ciò ha messo in moto un lontano 7 novembre del 1988. Nemmeno una foto nel museo di Striscia allestito da sua figlia Vittoria. Lui se ne sta in carne e ossa al piano di sopra, in un piccolo ufficio pieno di ogni cosa, compresa una sedia che appartenne a Fabio Fazio e che Ricci comprò all’asta per 30 euro.

CLAUDIO SABELLI FIORETTI: Antonio, sei sempre la foglia di fico?

ANTONIO RICCI: «Te l’ho già detto vent’anni fa. Io sono il fico».

CSF: Stai dicendo che sono rimbambito e faccio sempre le stesse domande?

AR: «Insomma…».

CSF: Superiamo l’impasse e andiamo alle questioni importanti. È vero che sei un vegetariano che mangia la carne?

AR: «Non mangio la carne quando mi ricorda l’animale. Il pesce non lo mangio perché mi guarda con quegli occhioni. Non mangio gli animali piccoli e teneri, l’agnello, il coniglio, gli uccellini».

CSF: E la bistecca?

AR: «La bistecca la mangio. I macellai tagliano la chiappa della mucca, ma poi la chiappa ricresce. Sono un falso vegetariano. E mi piace la spremuta di mandarino. Però…».

CSF: Però?

AR: «Ci sono sempre quelli che ti devono rovinare la vita. E dicono che la mandarinata ti dà una botta glicemica che ti può tramortire».

CSF: E quindi?

AR: «A me piacciono le sfide. Vado di botta glicemica. La spremuta di mandarino è di nicchia e fa fichissimo. Non è una cosa da tutti».

CSF: È vero che odi i monumenti?

AR: «Odio i monumenti, soprattutto quelli ai partigiani. Sono brutti, aizzano alla violenza. Esci di casa e ti trovi un cubo con sopra gente dolorosa e non hai il telecomando per spegnerla. I monumenti alla Resistenza i sindaci li fanno fare ai nazisti».

CSF: Mi sembra un pregiudizio.

AR: «Devi considerare la mia natura “picciona”…».

CSF: Picciona?

AR: «Ho la passione che hanno i piccioni colitici. Che cosa c’è di più bello che fare la cacca su un monumento? È l’origine della satira, sporcare i miti».

CSF: Odi anche le rotonde.

AR: «La rotonda sobria non mi dà fastidio. Mi rompono le rotonde adornate con dentro filari con grappoloni di uva. Un povero bambino che vuole rubare un po’ di uva rischia la vita».

CSF: Tu sei un cialtrone?

AR: «Non ancora. Mi piacerebbe diventarlo quanto prima. Io aspiro a una piena cialtronaggine, ma non riesco».

CSF: Che cosa ti manca?

AR: «Gli ultimi gradi della cialtroneria. Riesco ad architettare trappoloni geniali. Poi quando è il momento di perfezionare spesso lascio perdere».

CSF: Sei cialtrone nella cialtroneria.

AR: «Purtroppo temo di essere buono. Dentro di me sono santo. Ma, per fortuna, non mi crede nessuno. Mi attribuiscono tutte le cose più malvage. Paolo Villaggio raccontava che avevo fatto mangiare un topo morto a Fabrizio de André».

CSF: Lucio Presta diceva…

AR: «Che io non sono la medicina, sono la malattia. Io non avrei mai detto una cosa del genere. È una citazione da Rambo».

CSF: Era per Bonolis?

AR: «Bonolis aveva tirato fuori la storia della maga che parlava con i morti. Ci sentimmo in dovere di sputtanarlo».

CSF: Bonolis ti accusò di speculare col suo dolore.

AR: «Bonolis, non piange: gli sudano gli occhi! L’Italia è un paese mafioso e cattolico, dove si adora l’uomo in croce, per cui chi si autocrocifigge ottiene uno scudo di simpatia. È la nazione della simulazione del fallo…».

CSF: Temo quello che stai per dire.

AR: «Che cosa hai capito? Sto parlando del calcio, di quelli che si buttano a terra urlando senza che nessuno li abbia toccati. Quanta gente finge di essere vittima di una grossa ingiustizia? Lo fanno per obnubilare le menti e titillare le pance».

CSF: Bonolis però disse che sua figlia stava male.

AR: «Quando tiri fuori i figli è il top. Ambra, quando le abbiamo dato il Tapiro, ha optato per il format vittima e ha tirato fuori la figlia. E adesso anche Sonia Bruganelli a Ballando con le stelle per rispondere alle critiche su come balla male si è appellata alla sofferenza della figlia».

CSF: Però Bonolis…

AR: «Perfino Donato Bilancia mi ha scritto una lettera che io tengo fra le cose più care, in cui mi ringraziava per avere sgamato Paolo Bonolis».

CSF: Che cosa aveva fatto il povero Bonolis?

AR: «Per fare il fenomeno aveva tagliato una lunga risposta di Bilancia a una sua domanda commentando: “Ecco una domanda alla quale Donato Bilancia non ha saputo dare una risposta”. Si era però dimenticato dell’orologione inquadrato in cella e fu così plateale dimostrare che in montaggio aveva alterato la cronologia».

CSF: Fabio Fazio?

AR: «Con Fazio c’è sempre uno scambio di amorosi sensi. Io con lui parlo. Lo stimolo».

CSF: Sei lo stimolatore di Fazio.

AR: «Cerco di migliorarlo. Ma è un’impresa disperata. Vedi quella sedia inginocchiatoio? L’ho comprata a un’asta degli oggetti provenienti da una villa di Fabio. Cambiava casa. Tutti noi avremmo regalato gli oggetti a una parrocchia. Lui ha fatto un’asta. Essendo ligure e i liguri sono notoriamente…».

CSF: Notoriamente?

AR: «Accorti».

CSF: Volevi dire tirchi.

AR: «Volevo dire accorti. Insomma ha messo all’asta robe ciofechissime provenienti dalla lista di nozze del suo matrimonio. Ricordo uno sgabello da ciabattino e contenitori di rame per polvere da sparo. Ho partecipato all’asta e mi sono aggiudicato la sedia pregatoria».

CSF: Dici che Fazio ci si è inginocchiato?

AR: «Ci ha anche pianto sopra, sciogliendo la paglia. Lui è un prete. Dicono tutti che è un lecchino. Ma va rivalutato. Sembrano più lecchini i suoi ospiti».

CSF: Tu hai fatto il Sessantotto?

AR: «No, avevo 18 anni, ma avevo la barba. Non ricordo se era per il Conte di Montecristo o per la rivoluzione. Le manifestazioni non erano pregnanti. Facevamo gli scioperi per l’accensione dei termosifoni. Non le barricate».

CSF: Avevate slogan?

AR: «Se si possono chiamare slogan. “Si ritiri Siri”. Oppure “Cloro al clero”».

CSF: Quando hai conosciuto Grillo?

AR: «Quando girava per gli spettacolini di cabaret per rubare battute e canzoni. Era un abilissimo mixatore. Aveva un taccuino in cui segnava le battute migliori. O cantava canzoni di Brel e di Brassens dicendo che erano sue. Era un cazzaro. Anzi, eravamo tutti dei gran cazzari».

CSF: Freccero, Sanguineti, Ghezzi, gli intellettuali liguri, i situazionisti. Ma lo sapevate che eravate situazionisti?

AR: «Eravamo luddisti, eravamo un cascame di qualcosa…».

CSF: Dicevate che Fo era di destra.

AR: «Dicevamo che Arbore era di destra».

CSF: E perché?

AR: «Perché era socialista».

CSF: Che cosa è l’emerocallo?

AR: «Una poesia che ho scritto per fare un trappolone a Massimo Giletti. Un falso montaliano. Giletti mi aveva chiesto di recitare la poesia del cuore, a Domenica In. Io gli dissi che avevo trovato un inedito di Montale e gli mandai il video con la mia recitazione. “Come l’emerocallo che scolora, / nella bruma diffusa della sera / sempre svanisce nel ricordo / questa allegrezza inquieta./ Strombola il falco, l’ulivo s’inciela / e vibra in un titubo sussurro / l’incerta attesa per altre aurore / d’incrinati presagi e nuovi inganni”. Accenni di Gozzano, di Sbarbaro, perfino di Pascoli. Andò in onda senza alcun commento. Nessuno si accorse di nulla».

CSF: Il falco strombola. E Giletti è uno dei pochi che non ti sta sulle palle.

AR: «A me non sta sulle palle nessuno. Giletti fa delle cose che mi divertono. Se lui va al fronte vestito da guerra tutti lo perculano, ma nessuno va al fronte al posto suo. Una volta gli ho tirato un pacco tremendo. C’era un calciatore, Ronaldo, che era andato dal Papa. Noi avevamo taroccato le immagini e sembrava che il Papa gli avesse dato un santino della Juventus. Giletti dette la notizia su Rai 1 che il Papa era juventino».

CSF: Che cosa vuol dire che “non bisogna farsi mangiare il belino dalle formiche”?

AR: «È un detto ligure. Vuol dire che non devi perdere tempo a difenderti dal nulla. Hai le formiche sul belino? Una scrollata e le formiche se ne vanno».

CSF: Come vuoi morire?

AR: «Evaporato, nella sauna, ma mi hanno spiegato che scientificamente è impossibile».

CSF: Perché Berlusconi non ti ha mai cacciato?

AR: «Abbiamo avuto scontri epici, ma ha sempre avuto rispetto per me e per l’indotto. Una volta, al culmine di una roba che lo aveva fatto arrabbiare molto, al telefono improvvisamente disse: “Ma tu queste battute le faresti anche su tua mamma?”. Io gli dissi: “Ma certamente”. E lui: “Ok, va bene, ho capito, ciao”».

CSF: L’errore di Berlusconi?

AR: «Non essere o fingersi di sinistra. Se avesse regalato una rete ai “comunisti” avrebbe vissuto una vita tranquilla, niente processi, niente leggi ad personam».

CSF: Hai veramente detto che Sabina Guzzanti è di destra?

AR: «Sabina Guzzanti, che è una brava, ha fatto la sua carriera, senza guardare in faccia nessuno, nemmeno se stessa».

CSF: Parlami di Vespa.

AR: «Vespa è un mostro mutante. Nel genere horror i mostri più terribili sono i mutanti perché appena trovi un’arma per sconfiggerli, si trasformano e tu devi trovare armi nuove. Lui all’inizio era un giornalista che pretendeva rispetto per la sacralità del ruolo che rivestiva, poi è diventato Macario. Ormai fa il varietà. Mi dicono che si è comprato l’Ambra Jovinelli».

CSF: Perché fa quei movimenti con le dita e con le mani?

AR: «Perché è una mantide religiosa che decapita e mangia gli intervistati».

CSF: Tu hai vinto un premio giornalistico.

AR: «E l’ho devoluto a don Ciotti con la seguente motivazione: “Siccome il mondo del giornalismo è drogato, do i soldi a don Ciotti per vedere se riesce a recuperare qualcuno dei giornalisti”. E lì è successa una cosa bellissima. Devi sapere che uno dei miei idoli è Gianni Riotta».

CSF: Sento che hai qualcosa contro di lui.

AR: «Dicono che è della Cia. Ma perché la Cia si prende Riotta? Mi scade la Cia».

CSF: Che cosa fece Riotta?

AR: «Dirigeva il Tg1 e faceva cazzate e falsi pazzeschi. Una volta dette la notizia che il Papa aveva preso un volo per andare in tempo a Roma a vedere il suo Tg1. E noi su Striscia lo spernacchiammo pubblicando il piano di volo dell’aereo. Non faceva altro che dare sul Tg1 notizie false prese dal web».

CSF: Che cosa fece contro il tuo premio?

AR: «Un giorno gli mandai Staffelli col Tapiro e lui da uomo della Cia disse: “Certo che Ricci è un uomo coraggioso. Quando si tratta di rischiare manda voi schifosi inviati. Ma quando si tratta di andare a prendere i soldi dei premi ci va lui”».

CSF: Tu che cosa hai fatto?

AR: «Ho trasmesso il filmato del premio, con lui in prima fila a guardare un ragazzo di Don Ciotti che ritirava i soldi».

CSF: Tremendo.

AR: «Una figura di merda. Pensa che lui ha pubblicato un sacco di fake news, però alla Sapienza di Roma ha la cattedra sulle fake news. Spiega agli studenti come si fa a riconoscerle. È una specie di omeopata».

CSF: Parliamo della tua arma preferita, i fuorionda.

AR: «Ne ho trasmessi più di 700».

CSF: Sei sicuro che sia una cosa corretta?

AR: «Ma certo. Non ci sono macchinari che spiano».

CSF: Però, eticamente…

AR: «Io non ti spio. Sei tu che entri nel mio spazio. Io non origlio. Sei tu che mi gridi dalla porta. Dovrei tapparmi le orecchie per non sentirti? Non sono cose private, sono cose pubbliche. Anche il Tribunale dei Diritti dell’Uomo mi ha dato ragione».

CSF: Perché le persone non stanno più attente sapendo che ci sei tu che le ascolti?

AR: «Chi ha l’ego ipertrofico difficilmente capisce che una volta entrati nello studio televisivo sono alla mercé di chiunque».

CSF: Andrea Giambruno è tornato con Giorgia Meloni?

AR: «Nel mio immaginario non si sono mai lasciati. Non ho prove, ma mi sembra improbabile che una donna che sta 10 anni con un uomo non sappia cosa pensa e cosa fa. Lo scopre solo quando Striscia manda il fuorionda?»

CSF: Perché Mediaset non ha bloccato il pezzo su Giambruno?

AR: «Non poteva perché non sapeva. Quando c’è qualcosa di delicato io faccio un copione falso. Comunque…».

CSF: Comunque?

AR: «È molto più grave aver messo in quel posto Giambruno, che non mandare un fuori onda in cui lui fa lo scemo con la conduttrice e si pastrugna l’apparato uro-genitale».

CSF: Ormai è passato tanto tempo e ce lo puoi dire. Come facevi ad indovinare i vincitori di Sanremo?

AR: «Se vuoi, puoi. Secondo te non credo in Dio e mi metto a credere a Sanremo?».

CSF: Hai mai provato a tagliarti la barba?

AR: «L’ho fatto due mesi fa, per sbaglio».

CSF: Ti piacevi?

AR: «Sembravo più giovane».

CSF: E in famiglia?

AR: «Mia moglie mi aveva già visto una volta senza barba. Quella volta si spaventò e cominciò ad urlare. Senza barba ero un altro. Grillo addirittura mi spacciava per il fratello di Julio Iglesias. Al che decisi di farmela ricrescere in tempi brevissimi».

CSF: È vero che Nicola Porro una volta sul Giornale fece il titolo: “Antonio Ricci è un grandissimo stronzo”?

AR: «Sì. In prima pagina. C’era un aspetto guascone in lui. Lo fece per sfidarmi. Pensava che mi sarei incazzato. Voleva che gli facessi del male. Mi son fatto una risata».

CSF: Gioco della torre. Berlinguer o Gruber?

AR: «Gruber».

CSF: Perché butti la Gruber?

AR: «Perché, con gli orecchini che ha, voglio vedere quanto ci mette ad arrivare a terra».

CSF: Tipo Fagnani?

AR: «È diverso. La Fagnani ha detto che glieli dava un’azienda. Lilli Gruber ha detto che erano suoi. Botte da 60mila euro. Sono soldi».

CSF: Vespa o Baudo. Chi butti?

AR: «Nessuno dei due. Per gratitudine. Mi hanno indicato il sentiero luminoso. Striscia è nata con Vespa che dava la notizia al Tg1 di Valpreda bombarolo. Mi sono chiesto: “Possibile che non ci sia qualcuno che dica qualcosa?”. Un Tg strabico che dicesse: “Guardate che non è proprio così”?».

CSF: Sia di Vespa che di Baudo dici che sono malvagi. Perché dici che sono malvagi?

AR: «Perché sono malvagi».

CSF: Che mi dici di Paolo Brosio? Lo hai tanto maltrattato.

AR: «Anni fa. Adesso si è alleato con la Madonna. Ormai è imbattibile».

CSF: Vannacci o Salvini?

AR: «Basta aspettare. Prima o poi uno butta giù l’altro».

CSF: Giorgia sta facendo bene?

AR: «Non deve essere facile per lei. Condurre una nazione è dura. Però dovrebbe evitare di dire: “Sono cristiana, sono una madre, sono una donna”».

CSF: Sono cose vere…

AR: «Ma se sei cristiana non devi vivere nel peccato. Ti devi sposare. Lei è una peccatrice che detta la linea a me e poi fa quello che le pare. Vive nel peccato. E che peccato! Ora si è pure inventata la figura del migrante yo-yo, avanti e indré con l’Albania. Se poi, non contenta, si mette pure in testa che ci sono i complotti, finisce che bisogna risfoderare il detto ligure: “Non farti mangiare il belino dalle formiche”».

CSF: E lei?

AR: «Giorgia si sta facendo mangiare il belino dalle formiche».

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