Rassegna Stampa

Antonio Ricci: «Mai fatto un’avance, le facevano a me. Drive In era rivoluzionario. Vivo ancora (anzi svengo) in un triste residence»
Sette, il settimanale del Corriere della Sera

Antonio Ricci: «Mai fatto un’avance, le facevano a me. Drive In era rivoluzionario. Vivo ancora (anzi svengo) in un triste residence»

Antonio Ricci: «Mai fatto un’avance, le facevano a me. Drive In era rivoluzionario. Vivo ancora (anzi svengo) in un triste residence»

L'autore più irriverente della tv si racconta, all'indomani dell'ultimo "colpo" di Striscia: i fuorionda di Andrea Giambruno. «A 50 anni volevo smettere. Pensavo: ho vinto più Telegatti di Mike, mi osannano e mi maledicono, la parte che preferisco. Mi ha dissuaso il buon geometra Renzo Piano: tu sei matto, noi restiamo in cantiere fino alla fine».

Da Sette, il settimanale del Corriere della Sera del 10 novembre, l’intervista ad Antonio Ricci di Renato Franco.

Fedele Confalonieri l’ha definita «l’imperatore dei rompicoglioni».

«Io sono democratico, quindi mi stanno sui maroni le figure apicali, me compreso».

Va orgoglioso di essere un rompiscatole?

«È nel Dna. Ho apprezzato la promozione, prima mi ha definito re, poi imperatore. Ha ragione, io nasco così fin da bambino, con un’inclinazione che ha avuto anche effetti paradossali: per farmi studiare i miei genitori mi dicevano di non studiare. Ho sempre avuto quest’animo bastian contrario, sempre a fare e a rigirare frittate. Non lo sento come un merito, ma con il tempo gli ho dato delle coperture ideologiche e professionali. Mi ha procurato centinaia e centinaia di cause legali, ma non riesco a smettere. Mi hanno denunciato tutti: da Craxi che voleva 5 miliardi di lire, a esponenti di Forza Italia fino a Fratoianni».

Antonio Ricci ha un pizzetto imbiancato che gli conferisce una certa aura da guru, ma anche da paraguru, perché lo sberleffo è la cifra della tv che oltre 40 anni porta in scena. Il suo quartier generale a Cologno Monzese si distingue dagli altri: una piazza verde con un immenso tapiro a ingranaggi con le facce di tutti i conduttori di Striscia la notizia; di fianco una palazzina addobbata come un circo con la scritta «Hic sunt Gabibbi»; sulla scrivania ha una Madonna che ha i baffi di Mario Bros., l’idraulico dei videogiochi. Ateo e miscredente, si diverte a cercare quello che gli altri non raccontano. Due i suoi punti cardinali: il dubbio e non prendersi mai sul serio.

Non ha mai paura di niente?

«Ho paura che mi venga paura».

Quando se l’è vista brutta?

«Forse quando mi è arrivata una bomba sulla scrivania, credo fosse per una storia di truffe legata alle slot machine, ma è solo un sospetto. Eravamo ancora a Milano 2 e una segretaria mi portò un pacco, ma siccome sono un radicaletto scicchettino mi ha fatto schifo la carta in cui era confezionato —una roba da sfigatelli, violettina con dei fiorellini—così mi sono insospettito. Fecero brillare la bomba oltre il lago dei Cigni, tremarono tutti i vetri. Certo se fosse stata una confezione di dolci (l’unica cosa a cui non resiste, ndr) esplodevo di sicuro».

È vendicativo?

«No. È una perdita di tempo. Ma ho una memoria lunghissima; metto tutto in un cassetto del cervello e quando succede qualcosa mi viene in mente il pregresso. Divento fantasioso. Ricordo tutti i torti che hanno fatto: non a me, ma alla Verità, quella che una volta si definiva rivoluzionaria».

Lei è la Verità?

«Ci mancherebbe altro, non offenda. Ho sempre cercato di dare voce all’altra parte, di scoprire l’altra verità, quella spesso sottaciuta. Ricordo che l’Italia è al 41° posto per libertà di stampa».

Qui l’intervista integrale ad Antonio Ricci su Sette, il settimanale del Corriere della Sera

Vai all'articolo

Ultime dalla Rassegna

vedi tutte

Potrebbero interessarti anche...

vedi tutti