I XXV Giochi Olimpici Invernali, anche noti come Olimpiadi di Milano‑Cortina 2026, si terranno in Italia dal 6 al 22 febbraio 2026, con le sedi principali a Milano e Cortina d’Ampezzo appunto, mentre altri impianti saranno situati nelle regioni alpine adiacenti.
L’idea dichiarata è quella di ospitare molte discipline in impianti già esistenti, per ragioni di sostenibilità e contenimento costi, ma si prevede anche la realizzazione di nuove, dispendiose, infrastrutture, sia sportive che legate alla viabilità. I prezzi e i ritardi sono già lievitati esponenzialmente. Basti pensare che per buona parte delle opere ipotizzate non si è ancora arrivati alla fase di progettazione mentre le previsioni di spesa sono schizzate, al contempo, alle stelle.
Grandi eventi, grandi ritardi, grandi costi che superano quelli preventivati. Per non parlare poi della fine che fanno alcune di queste opere costruite in fretta e furia, ma poi spesso destinate all’abbandono. È un copione che si ripete. Ricorda infatti la storia, seguita a più riprese da Striscia, dei lavori per le Olimpiadi invernali di Torino del 2006.
Già a maggio 2006, a pochi mesi dalla fine dell’evento, molti cittadini delle zone in cui si erano svolte le olimpiadi invernali di Torino, avevano contattato Striscia per segnalare la presenza di tante strutture olimpiche abbandonate. Il servizio del Gabibbo:
Jimmy Ghione dava voce invece ai titolari di alcune aziende che, pur avendo realizzato opere e lavori per Torino 2006, a ottobre dello stesso anno non erano ancora stati pagati:
Il pupazzone rosso era tornato a Torino nel novembre del 2007 per documentare lo stato di abbandono in cui versava un gigantesco centro servizi realizzato per le Olimpiadi invernali in questione:
Vittorio Brumotti, a novembre del 2011, documentava lo stato di abbandono dell’impianto di ski jumping di Pragelato, in provincia di Torino, costato 34 milioni di euro ma poi rimasto chiuso per anni. Con quest’opera ferma, la Nazionale italiana di questa disciplina era costretta a recarsi a Innsbruck per gli allenamenti.
L’inviato, a bordo della sua bicicletta, tornava a parlarci di un altro “lascito” di quelle Olimpiadi: una pista da sci freestyle costata miliardi di euro e rimasta, per anni, inutilizzata:
Il Gabibbo accendeva invece i riflettori su una costosa pista da bob utilizzata per le Olimpiadi Invernali Torino 2006 e poi destinata ad essere smantellata:
