News

Corriere della Sera – Le donne islamiche sfidano gli imam: «Noi, libere di pedalare»

Corriere della Sera – Le donne islamiche sfidano gli imam: «Noi, libere di pedalare»

Corriere della Sera – Le donne islamiche sfidano gli imam: «Noi, libere di pedalare»

MILANO – Libere di pedalare. Per otto chilometri, dall’ultimo tratto di via Padova fino a Porta Venezia, con o senza velo in testa. La scrittrice Sumaya Abdel Qader, una delle organizzatrici, spiega che «non è una biciclettata comune: a salire sul sellino saranno le donne musulmane della città». Accadrà domenica 13 marzo alle 14.30 e sarà una rivendicazione di diritti.
Del resto sembra incredibile ma anche qui in Italia, a Milano, c’è chi ritiene che una bici sia opportuna solo per gli uomini. Inadeguata — diciamo sconveniente — alle donne. Naturalmente per il loro bene, come si usa fare quando si vuole vietare una cosa a qualcuno passando anche per quelli buoni. Perché «essendo la donna una cosa sacra, una cosa di valore… Il diamante non è che lo si mette così, apparentemente… Nella Cadillac, nella Mercedes, ma non sulla bicicletta…». Oggetto prezioso da custodire e non esporre. I virgolettati sono stralci di un’intervista rilasciata da Ali Abu Shwaima, l’imam della moschea di Segrate che più tardi preciserà di essersi espresso male, all’inviata di Striscia la notizia Rajae Bezzaz.
 
Tra via Padova e viale Monza, Rajae raccoglie pareri di donne («Sta insegnando a sua figlia ad andare in bicicletta?»; «No, non va bene, è da maschi») e di uomini («Sua moglie va in bicicletta?»; «No, mia moglie lavora in casa, non va fuori»). Viene in mente «La bicicletta verde», quel film saudita in cui la bambina protagonista pedala di nascosto e sogna di comprare appunto quella bicicletta, simbolo della sua tentata emancipazione.

Non sono tutti retrogradi, naturalmente. Anche nel servizio di Striscia ci sono donne contente che le proprie figlie abbiano imparato a tenersi in equilibrio su due ruote e uomini che si sorprendono: «La donna è andata sulla luna e stiamo ancora a parlare di biciclette…».
Evidentemente però è ancora necessario ricordare che non sono ammesse discriminazioni di sesso e che pedalare è un diritto per tutte. «Non ne possiamo più — continua Sumaya Abdel Qader — di essere viste solo con gli occhiali dei fatti di cronaca nera o associate alle tradizioni di alcuni Paesi o nominate da estremisti fanatici che ci dicono cosa fare o no. Con questa iniziativa vogliamo dire che siamo libere di fare ciò che preferiamo. E vogliamo usare la bici per tre ragioni fondamentali. Come segno di emancipazione dai retaggi culturali; per supportare la sostenibilità ambientale; e anche per promuovere la sana attività fisica, spesso sottovalutata dalle musulmane figlie della prima immigrazione».
La manifestazione è promossa dal Caim, il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano, Monza e Brianza, che il 5 marzo lancerà anche il progetto Aisha contro la violenza e la discriminazione delle donne, in particolare musulmane. Sono coinvolti nella biciclettata anche i Giovani musulmani d’Italia, l’Associazione donne musulmane d’Italia, l’Unione delle mamme musulmane e l’Aim, Associazione islamica di Milano.
Il corteo di bici partirà dalla moschea di Maria al 366 di via Padova per arrivare — ognuno con i suoi tempi — in piazzale Oberdan. Libere di pedalare al ritmo che gli va.
(Corriere della Sera/Alessandra Coppola e Paolo Foschini, 1 marzo 2016)

Ultime News

tutte le news