Che il mondo della televisione sia radicalmente cambiato è palese se non a tutti perlomeno a molti. Il piccolo schermo ha dovuto fare i conti con l’avvento dell’on demand e delle piattaforme di streaming che gli hanno portato via parecchi milioni di telespettatori, specie nella fascia più pregiata, quella della prima serata.
Normale quindi che gli addetti ai lavori abbiano dovuto fare i conti con il nuovo scenario, cercando di correre ai ripari.
Tutta fatica sprecata, sostiene Carlo Tecce sul Fatto Quotidiano: «Autori e dirigenti televisivi da tempo si interrogano con aria cogitabonda su cosa offrire ai giovani e pure ai giovani fuori corso dalla gioventù, su cosa inserire nei palinsesti, scusate il termine arcaico, su cosa testare di notte come ordigni nucleari e poi lentamente portare alla dignità sacrale della sera. Un sacco di fatica sprecata. I giovani appena iscritti alla gioventù o di vecchia iscrizione non guardano la televisione per come la televisione italiana la intende, prevedibile, strutturata, arrogante perché illusa di poter imporre orari, gusti e modi di fruizione».
I dati Auditel rielaborati dallo Studio Frasi mostrano uno scenario a tratti desolante, con ben 2,8 milioni di italiani di età compresa tra i 15 e i 44 anni che hanno smesso di guardare la tv in prima serata.
Chi lo fa – sottolinea Tecce – rimane sintonizzato per circa 29 minuti «e non s’assopisce davanti ai talk show che spiegano il mondo ai giovani, ma preferisce le partite di calcio in diretta e, se adolescente o ventenne, il reality Il Collegio, un prodotto di Maria De Filippi o l’eterna Striscia la notizia».
Proprio Striscia risulta essere infatti il programma preferito nei giovani tra i 20 e i 24 anni e tra i più visti nella fascia tra i 15 e i 19. Numeri importanti se si considera che solo il 18% degli adolescenti guarda le emittenti tradizionali e che dalla stagione 2010/2011 a oggi la popolazione televisiva è diminuita di ben 3,1 milioni in prima serata.