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Deepfake, in Cina sarà reato pubblicarli senza esplicitare che si tratta di bufale

Deepfake, in Cina sarà reato pubblicarli senza esplicitare che si tratta di bufale

Deepfake, in Cina sarà reato pubblicarli senza esplicitare che si tratta di bufale

La Cina dichiara guerra ai deepfake. Pechino ha infatti emesso nuovi provvedimenti per prevenire la diffusione di fake news e video manipolati attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Come riporta l’agenzia Reuters, la recente normativa vieta la pubblicazione di questo tipo di contenuti a meno che non sia esplicitato che si tratta di un post realizzato attraverso la realtà aumentata o l’ai.

I trasgressori saranno perseguiti penalmente da gennaio, cioè da quando entrerà in vigore la nuova legge.

L’obiettivo è quello di rendere palese all’utente cosa sia reale e cosa no, per evitare che si diffondano bufale in rete che possono essere percepite come vere, magari attribuendo frasi e azioni a persone che non ne sono responsabili.
Secondo l’amministrazione del cyberspazio cinese (la CAC, Cyberspace Administration of China), infatti, i deepfake potrebbero «mettere a rischio la sicurezza nazionale, distruggere la stabilità sociale e violare diritti e interessi di singoli individui».

Un provvedimento non del tutto inaspettato, visto che già in passato la Cina aveva dichiarato di voler rendere illegale questo tipo di tecnologie applicate ai social e alla comunicazione.

La novità è rappresentata però dal metodo con cui si è deciso di intervenire a livello legislativo. Non è chiaro infatti se il responsabile della specifica del tipo di contenuto spetti al creatore del video o se possa essere responsabilità anche della piattaforma social che lo ospita, che, come sostiene il South China Morning Post, dovrà dotarsi di tecnologie in grado di individuare e riconoscere i post manipolati.

Il motivo è presto detto: prima che Striscia mandasse in onda il finto fuorionda di Renzi, accendendo quindi i riflettori sul tema deepfake e insinuando il dubbio, in quanti sarebbero stati in grado di riconoscere un video fake (o perlomeno di farsi una domanda sulla veridicità di immagini così realistiche)?


La Cina non è la prima però a correre ai ripari. Dopo le polemiche che sono seguite alle elezioni presidenziali del 2016 negli Stati Uniti, la California ha messo al bando la creazione, distribuzione di immagini, video o audio di politici falsi, ma facilmente fraintendibili entro 60 giorni dal voto.

La decisione di Pechino arriva a poco tempo di distanza dalla presa di posizione di Twitter che poche settimane fa ha annunciato che presto prenderà provvedimenti proprio in merito ai deepfake che potrebbero essere condivisi sulla piattaforma.

Redazione web Striscia la notizia

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