Hanno portato a 34 provvedimenti restrittivi le indagini della Procura distrettuale di Catania, in seguito all’operazione antimafia soprannominata “Adrano Libera”. Nel mirino degli inquirenti il clan Santangelo Taccuni i cui affiliati sono indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa e traffico di cocaina, eroina e marijuana con l’aggravante di essere un’associazione armata.
“Il Gip, accogliendo la richiesta della Dda di Catania basata su indagini commissariato di Adrano e della squadra mobile etnea, ha riconosciuto la leadership del gruppo a Gianni Santangelo, già detenuto per altra causa, contestandogli di essere il promotore, organizzatore e direttore dell’associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti”, riporta l’Ansa.
L’inchiesta è partita nel 2017, dopo che alcuni pentiti avevano iniziato a collaborare con la giustizia raccontando i retroscena della cosca. Uno di loro è diventato celebre per via delle minacce pubbliche manifestate con l’affissione di locandine funerarie nel centro storico di Adrano che ne annunciavano la morte.
Proprio in seguito a quella vicenda, Stefania Petyx si era recata nel paese etneo per invitare i cittadini a dissociarsi dal gesto facendo un selfie contro la mafia con dei cartelli contro la criminalità organizzata. Da quel servizio emerse un clima generale di paura e omertà, ma non solo, perché sempre in quella circostanza la nostra inviata si ritrovò a intervistare Toni Ugo Scarvaglieri, uno degli indagati dell’operazione, che ai microfoni di Striscia definì il pentito “un morto che cammina”.
Secondo quanto rivelato dagli inquirenti, dalle indagini sarebbe emerso un vasto traffico sostanze stupefacenti provenienti dalla Lombardia e sarebbero stati eseguiti importanti sequestri di droga.L’approvvigionamento di droga da parte del clan Santangelo Taccuni avveniva anche attraverso canali nel messinese, calabresi e campani.
L’operazione ha visto l’arresto di 15 persone, ad altre 12 il provvedimento è stato notificato in carcere a persone già detenute, quattro sono stati ammessi ai domiciliari, a tre è stato imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Una sola la persona irreperibile, perché all’estero.