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Padova, un campo di basket contro lo spaccio: la bella iniziativa per riqualificare un quartiere

Padova, un campo di basket contro lo spaccio: la bella iniziativa per riqualificare un quartiere

Padova, un campo di basket contro lo spaccio: la bella iniziativa per riqualificare un quartiere

Un campo da basket contro lo spaccio di droga a Padova. Dopo anni di lamentele da parte dei residenti, costretti alla “quarantena” dai pusher che occupavano piazza De Gasperi, nel comune veneto è stato inaugurato un playground per restituire lo spazio alle famiglie.

Così, in mezzo ai palazzi e alle auto, i ragazzi potranno riappropriarsi dei loro spazi, per giocare e lanciare un bel messaggio contro il degrado.

Negli ultimi anni, più volte Vittorio Brumotti era stato proprio a Padova, nei pressi della stazione e nelle zone limitrofe per documentare la situazione in cui versava la città, mostrando come certe vie fossero letteralmente invase dagli spacciatori, anche durante il periodo di lockdown.


In quelle stesse zone, in piazza De Gasperi, solo un anno fa circa 800 famiglie avevano organizzato addirittura una colletta per pagarsi autonomamente la vigilanza privata sotto casa
Per entrare e uscire dalle proprie abitazioni senza timori i residenti avevano raccolto ben 60mila euro. Solo nei mesi successivi si è deciso di adottare una nuova strategia, nata dalla collaborazione tra gli abitanti della zona e il comune.

Così ecco che è nata l’idea di puntare sul restyling della piazza: abbattere un edificio disabitato che ormai veniva utilizzato solo dai pusher per nascondersi e creare il campo da basket, oltre all’installazione di nuove panchine, alberi e illuminazione. Un’operazione costata, secondo quanto si legge su Repubblica, 800mila euro.

Per rendere merito all’importanza di azioni di questo tipo, l’arrivo dei cestisti della Virtus Padova, storica società di pallacanestro che ha portato ad allenarsi nel nuovo campetto i suoi atleti.

Il sindaco Sergio Giordani coglie l’occasione per ribadire un concetto a lui caro: “Una città che socializza e vive è anche una città più sicura, dove la qualità della vita aumenta, in centro come nei quartieri. La sola repressione non attiva percorsi di rigenerazione duraturi, per questo serve investire in arte, cultura, aggregazione, sport e qualità urbana”.

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