News

Venezia, borseggiatrice con 30 anni di pena da scontare libera perché incinta

Venezia, borseggiatrice con 30 anni di pena da scontare libera perché incinta

Venezia, borseggiatrice con 30 anni di pena da scontare libera perché incinta

Il fenomeno sociale delle borseggiatrici dilaga in particolare modo da Milano a Venezia, dove alcune di loro tra i 15 e i 25 anni detengono il record assoluto di condanne accumulate per anni e anni. Una di loro (ancora impunita) avrebbe collezionato la bellezza di 30 anni di carcere da scontare. Il paradosso? Libera perché continuamente incinta, come riporta Il Gazzettino.

La piaga sociale delle borseggiatrici

Sono in gran numero le borseggiatrici professioniste che sfruttano la gravidanza per raggirare la legge e non pagare per i loro crimini. A Milano, però, la Procura, in seguito ai numerosi servizi di Valerio Staffelli con la sua squadra deterrente, recentemente ha modificato le disposizioni per le forze dell’ordine, che possono arrestare anche in presenza di casi da art. 146 c.p. Infatti, una recente circolare specifica che:

“recenti pronunce del tribunale di Sorveglianza di Milano hanno ritenuto che la disposizione prevista dall’articolo 146 c.p., sebbene obbligatoria, dev’essere intesa nel senso che il magistrato di Sorveglianza deve procedere al giudizio di bilanciamento tra tutela dei diritti del detenuto (e del minore) e la tutela delle esigenze della collettività”. Come specifica il procuratore firmatario della circolare, quindi, “il magistrato di Sorveglianza può adottare il differimento ‘secco’ ex articolo 146c.p. ma può anche disporre la detenzione domiciliare c.d. umanitaria in domicilio idoneo o la detenzione domiciliare speciale (anche in istituto a custodia attenuata)”.

Resta da capire come sia possibile che, nonostante le decine di servizi realizzati da Striscia, le solite note siano ancora in giro e si continuino a rivolgere alle Forze dell’Ordine cercando “protezione” dalle telecamere.

Venezia, ancora impunite le borseggiatrici incinte

A Venezia, invece, non è stata adottata nessuna misura riguardo la possibilità di fermare le borseggiatrici in dolce attesa.

Il comandante del dipartimento veneto della Polfer, Francesco Zerilli, chiarisce la situazione: “Il nostro ordinamento prevede il rinvio automatico della carcerazione e sospensione della pena per le donne in stato gravidanza – queste donne perennemente incinte non possono finire in carcere”.

L’attività di contrasto esiste ma non basta: la Polfer dall’inizio dell’anno, tra denunciate e arrestate, ne ha individuate 290.  Un lavoro impegnativo, ma frustante, perché, nonostante l’operato della squadra anti borseggio, queste donne (incinte) continuano a non pagare per i loro reati grazie ad “escamotage”. L’intoppo è la legge stessa, che ne impedisce la carcerazione almeno fino al compimento del primo anno del bambino. Ma proprio lì risiede il problema. Perché se la borseggiatrice accusata rimane nuovamente incinta, allora è autorizzata legalmente a non essere arrestata.

Inoltre, è anche impossibile applicare misure cautelari/detentive alternative al carcere come i domiciliari o il braccialetto elettronico, in quanto la maggior parte di loro, come rom, è senza dimora fissa.

Borseggiatrici, un problema senza soluzione

Insomma, le borseggiatrici continuano ad averla vinta a Venezia (e non solo) perché la legge non si è evoluta nonostante le richieste d’aiuto dei cittadini agli enti istituzionali. Un corto circuito senza soluzione che porta ad avere potenziali ergastolane in dolce attesa (e non) a piede libero.

Rimane quindi il dubbio su come comportarsi quando si colgono le borseggiatrici con le mani in borsa. Moreno Moreno si sta occupando della questione in quanto c’è un po’ di confusione a giudicare dalle contradditorie indicazioni della Polizia.

Ultime News

tutte le news