La battaglia di Striscia la notizia contro la ludopatia e contro l’esaltazione del gioco d’azzardo, celebrata ogni giorno dalla trasmissione di Rai 1, è oggi il focus di una delle rubriche più lette del Corriere della Sera: “Tuttifrutti” di Gian Antonio Stella, l’editorialista del maggior quotidiano italiano che ha firmato libri come “Lo spreco”, “L’orda”, “La casta” (con Sergio Rizzo). L’articolo scritto con lo stile inconfondibile di Stella, tra affondi critici e pennellate ironiche, nell’attacco paragona l’impegno della Rai contro l’azzardo alla “pancia” di un personaggio di un vecchio Carosello: spariti entrambi, senza lasciare traccia. L’azzardo? Nei contratti Rai ha fatto la fine della pancia nel vecchio Carosello dove l’attore Mimmo Craig si agitava nel letto sognandosi enorme come un ciccione di Botero alle prese con un’irraggiungibile bionda sulle note celestiali di «Morning Mood» e si svegliava di colpo chiamando la domestica: «Matilde! Matilde!» Al che lei, nera ma veneta, chiedeva: «Cossa ghe xè sior parón?» E lui: «Matilde, ho fatto un sogno terribile: avevo una pancia così!». Macché, tutto passato grazie all’Olio Sasso! E si metteva a ballare: «La pancia non c’è più! La pancia non c’è più!». È questo l’incipit del pezzo uscito oggi, mercoledì 14 maggio 2025.
Il giornalista non si limita però a criticare la scomparsa del tema nei contratti della tv di Stato e la tendenza di Affari tuoi a spingere verso il rilancio, l’azzardo, il sogno di una ricompensa dettata dalla fortuna. Chi scrive attacca infatti sia l’assenza di una competizione basata su cultura e conoscenza (o almeno sul gioco delle piccole curiosità) sia la poca aderenza al tanto sbandierato “caso” dei meccanismi della trasmissione: se bisogna rientrare in un budget, come Striscia ha dimostrato, di quale aleatorietà stiamo parlando? Ed ecco che, mentre Striscia la notizia prosegue nella sua campagna contro la tivù pubblica che titilla ogni giorno la tentazione di scommettere degli italiani facendo balenare la possibilità di vincere gran quantità di denaro (manco tanto, poi, se «per pura coincidenza» il gioco finisce sempre con regali ridotti) senza pretendere in cambio manco il fastidio di dover dare una risposta sulle coltellate di Bruto a Cesare o il numero delle Caravelle di Colombo, salta fuori che nell’ultimo contratto tra il governo e l’azienda radiotelevisiva l’impegno a non incentivare l’azzardo è sparito. E questo è quanto emerge chiaramente proprio nel servizio del tg satirico di Antonio Ricci del 7 maggio 2025
Riagganciandoci all’articolo, va detto che per Stella l’impegno della Rai sul tema non era “stringente” neanche prima. Ma a pagina 23 del Contratto di servizio 2018-2022 era comunque scritto, tra tante promesse di responsabilità sociale, che la Rai era «tenuta a garantire l’assenza di messaggi pubblicitari sul gioco d’azzardo per favorire il contrasto alla ludopatia». Ora non più: tra le 11154 parole usate per il nuovo accordo fino al 2028, così come è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, la parola «azzardo» è stata cancellata: puff! Qualcuno deve avere pensato: metti caso che un magistrato ci metta il naso…
E qui la firma del Corriere si riallaccia direttamente all’intervista della nostra inviata Rajae Bezzaz al professor Maurizio Fiasco. Eppure giorni fa il sociologo Maurizio Fiasco, che Sergio Mattarella ha nominato Cavaliere della Repubblica per il suo impegno contro le ludopatie, ha spiegato su Canale 5 come proprio il «gioco dei pacchi» sbandierato sul principale canale Rai è una vera e propria istigazione al gioco: «I pacchi di Affari Tuoi riproducono tutte le procedure più tipiche dell’induzione all’azzardo. Anche se il concorrente entra nel gioco senza pagare il biglietto, al momento della formulazione dell’offerta, secondo il codice civile, i soldi sono nell’effettiva disponibilità della persona, che perde la reale cognizione del denaro e rilancia…». Ma la Rai non rivendica sempre di essere un servizio pubblico? È questa la conclusione, secca e asciutta, di Gian Antonio Stella.