Nove detenuti del Centro di permanenza per il rimpatrio (CPR) di San Gervasio, in Basilicata, sono saliti sul tetto per chiedere assistenza medica e cibo adeguato, dopo alcuni malori provocati dal caldo. Due sono stati arrestati in flagranza, mentre altri sette in flagranza differita, applicando le nuove norme del decreto sicurezza 2025.
Striscia aveva puntato i riflettori sul CPR di San Gervasio già nel gennaio 2023, con un’inchiesta firmata da Rajae Bezzaz.
Nel servizio del 20 gennaio, l’inviata aveva mostrato immagini e testimonianze dall’interno della struttura in questione che, almeno sulla carta, serve a identificare e rimpatriare immigrati irregolari. Rajae si era interrogata sulle condizioni di vita dei trattenuti, mostrando le immagini della somministrazione di psicofarmaci ai trattenuti e denunciando una gestione che faceva somigliare il centro più a un carcere che a un luogo di transito.
Il giorno dopo, 21 gennaio 2023, Rajae aveva proseguito l’indagine, mettendo in luce i costi esorbitanti del sistema — circa 44 milioni di euro — a fronte di appena poco più di 3.000 rimpatri nel 2020. Si era chiesta chi realmente guadagnasse da questo meccanismo, evidenziando opacità nella gestione e condizioni ancora una volta paragonabili a quelle di una prigione.