Cos’è successo con l’occasione di Agrigento Capitale della Cultura? Molti soldi erogati, tante opere non capite o non finite, pochi turisti. E la crisi idrica resta al suo posto, potente. Tanto che in molti ironizzano ricordando che il capoluogo della Valle dei Templi si conferma più che altro “Capitale della Siccità”. Di questo gravissimo problema la nostra Stefania Petyx si è occupata più volte, basta rivedere il servizio del 10 ottobre 2024.
Ma sempre sul tema irregolarità e sprechi di risorse pubbliche Striscia la notizia aveva avvertito subito i cittadini che il dossier da Capitale 2025 presentava molte pagine non chiare.
Già a gennaio 2025 l’inviata sottolineava con questo servizio che la designazione (annuale) si concretizza in un incentivo economico, assegnato dal Ministero a chi presenta un “progetto credibile di rilancio turistico”. Ma ad Agrigento già l’anteprima dell’evento mostrava situazioni critiche, sia sul piano qualitativo sia su quello tecnico: dai cartelli pieni di refusi ai bagni pubblici inesistenti passando dai negozi abbandonati, fino al famoso teatro zeppo di infiltrazioni d’acqua.! E l’acqua – che fa capolino quando non serve – manca tuttora, per carenze strutturali irrisolte, in alcune zone della città.
Sei mesi più tardi, ad agosto 2025, anche Gian Antonio Stella ha pubblicato sul Corriere della Sera un articolo sul tema: «Agrigento, il grande spreco (pubblico) della Capitale della Cultura: “12 milioni e pochi turisti”». L’editorialista cita molte delle situazioni illustrate da Striscia. Parla del «video con l’acqua grondante dal soffitto su un gruppo jazz nel Teatro Pirandello che di lì a pochi giorni doveva ospitare Sergio Mattarella per l’inaugurazione ufficiale» e dei «510 mila euro spesi dalla giunta regionale per asfaltare in tutta fretta le strade del percorso presidenziale col risultato che due giorni dopo gli addetti alle forniture d’acqua cercavano tombini col metal detector». E infine della scoperta «che il sontuoso Palazzo Tomasi sottoposto a restauri ventennali non poteva ospitare la Fondazione Agrigento Capitale (e così è ancora oggi!) perché si erano dimenticati di allacciare l’acqua, la luce e il telefono».
Molti di questi problemi, e altro ancora, emersero anche nel secondo servizio di Stefania Petyx andato in onda nel tg satirico già il 27 gennaio di quest’anno.
Anche alcuni servizi recenti su LA7 parlano di una realtà che appare ben diversa dall’annuncio di “un anno meraviglioso per Agrigento” da parte del ministro della Cultura Alessandro Giuli: «cantieri ancora aperti, piste ciclabili mai realizzate, perdite d’acqua dai condotti e progetti bloccati». Federico Marconi nel suo reportage da Agrigento chiede: «Quanti eventi presenti nel programma sono stati realizzati? Quanti soldi sono già stati spesi? Come giustifica questi ritardi la presidente della Fondazione? E il sindaco di Agrigento?».
E Stella, sul Corsera – oltre a parlare di altre criticità come del crollo a metà maggio, «a causa di uno scavo inconsulto nelle vicinanze, di un’ala dell’antico ospedale destinato a diventare sede dell’Università» – cita la denuncia dell’archeologa Caterina Greco, già direttrice e soprintendente a Selinunte e Agrigento, secondo la quale Agrigento 2025 avrebbe avuto 11.834.011 euro, senza sponsor (ma per LA7 il numero è anche più alto). «Nessuno ha evidentemente ritenuto di “mettere la faccia” in un’operazione che appare già irrimediabilmente compromessa» le parole della Greco. L’articolo continua con il confronto con Pesaro Capitale 2024: «6,18 milioni di euro per metà fondi pubblici, per metà privati, 2.683 eventi, 2.210 artisti arrivati da 30 Paesi del mondo».
In questo scenario il 29 gennaio Petyx si è chiesta a cosa servisse un infopoint chiuso e sprangato nell’anno di Agrigento Capitale della Cultura e ha rivolto questa e altre domande (sui bandi) a molte persone…