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Arrestato a Conversano il presidente dell’UNAC, Striscia si era occupata di lui

Arrestato a Conversano il presidente dell’UNAC, Striscia si era occupata di lui

Arrestato a Conversano il presidente dell’UNAC, Striscia si era occupata di lui

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari e della Sezione di P.G. hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Antonio Savino, presidente dell’UNAC (Unione Nazionale Arma Carabinieri), una vecchia conoscenza di Striscia la notizia e in particolare di Valerio Staffelli.

L’UNAC, infatti, è un’associazione autodefinitasi sindacato e mai riconosciuta come tale dal Ministero della Difesa, non riconducibile in alcun modo dunque all’Arma dei Carabinieri. Lo scorso maggio ci eravamo occupati di una delle sue attività, cioè la pubblicazione di un giornale, La rivista dell’Arma, che utilizza colori e icone riconducibili all’Arma ma che non è riconosciuta dall’Arma dei Carabinieri.

Ora il GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese ha emesso l’ordinanza e Savino risulta indagato per “violenza o minaccia a un pubblico ufficiale” e “calunnia”.

Il provvedimento arriva al termine dell’attività di indagine che ha riscontrato come, proprio pochi giorni dopo il nostro servizio, durante una manifestazione dell’UNAC tenuta sotto la sede del Palazzo di Giustizia, prima, e del Comando Legione Carabinieri, dopo, Savino avrebbe commesso i reati a lui imputati. Nel corso della manifestazione, infatti, il Presidente dell’UNAC avrebbe accusato l’Arma dei Carabinieri di “corruzione”, “associazione per delinquere” e “truffa” (citando l’esistenza di un cerchia di generali corrotti che avrebbe truffato lo Stato, attraverso l’indizione di una gara di appalto truccata, finalizzata all’assegnazione di veicoli dell’Arma dei Carabinieri, in cambio di tangenti) nonché di “simulazione di reato” (per aver redatto delle note con cui erano state evidenziate violazioni di diverse norme del codice penale da parte di Savino).

Per il giudice, l’indagato nutrirebbe sentimenti di “acredine in conseguenza di personali vicende giudiziarie, anche legate al proprio precedente status di carabiniere, decaduto a seguito della “perdita del grado” e alla sua cancellazione dal ruolo d’onore dei sottufficiali”.
 

 

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