Oggi, lunedì 22 settembre, una parte d’Italia si fermerà: la situazione umanitaria a Gaza e l’inasprirsi del conflitto israelo-palestinese sono alla base dello sciopero di queste ore che coinvolgerà trasporti, istruzione e molti altri settori. L’astensione dal lavoro, come si legge nel comunicato dell’Unione Sindacale di Base, è indetta «in risposta al genocidio in corso nella Striscia di Gaza, al blocco degli aiuti umanitari da parte dell’esercito israeliano e alle minacce rivolte contro la missione internazionale Global Sumund Flotilla, che vede a bordo anche lavoratori e sindacalisti italiani impegnati nel portare derrate alimentari e beni di prima necessità alla popolazione palestinese». Le sigle sindacali autonome che hanno promosso l’iniziativa chiedono inoltre «sanzioni a Israele e la rottura delle relazioni diplomatiche e commerciali».
Non è mai semplice fare satira su personaggi politici che reggono le sorti dei popoli, del mondo intero, mettendo a nudo contraddizioni e atrocità della politica e del militarismo con il linguaggio della comicità. Ma Striscia la notizia non si è mai rifiutata di descrivere quello che succede, mostrando al contempo come gli strumenti della parodia, della finzione, del rovesciamento del senso possano mettere a nudo le ingiustizie. Vediamo alcuni esempi.
Le Meglio Intelligenze Artificiali nella stagione 2024/2025 ci offrono una visione anti-distopica, che stride con le angosce della realtà: i maggiori leader mondiali, tra cui Netanyahu, Trump, Putin, Zelensky, Meloni e Le Pen cantano We Are the World. Un paradosso di @NoHuelasAchoto che ci ricorda quanto le utopie sono irrealizzabili solo quando e se nessuno prova a cambiare le cose…
A novembre 2024 Sergio Friscia e Roberto Lipari introducono la puntata parlandoci a modo loro del mandato di cattura internazionale per Benjamin Netanyahu: un ottimo esempio di come un’apparente boutade possa racchiudere diversi livelli di lettura e profondità.
Passiamo dalla satira alla cronaca: Il 10 aprile 2024 Rajae Bezzaz incontrò l’attore, scrittore e blogger Jacopo Fo davanti alla sede italiana di Facebook, a Milano, dove il figlio del premio Nobel Dario Fo e di Franca Rame stava protestando perché si riteneva vittima di shadow banning.
Jacopo Fo aveva pubblicato alcuni post sulla guerra. «Sono passato da 23 milioni e mezzo di contatti al mese a meno di 200mila – denunciò Fo all’inviata di Striscia – e solo perché ho sostenuto le posizioni del Papa sulla guerra in Israele e Palestina, condannando tutte le violenze, sia quelle di Hamas sia quelle del governo israeliano di Netanyahu. Mi hanno azzerato, distrutto. Ma io ho detto soltanto: uccidere i bambini è un crimine».