Il “Capitano", che vinse tre Giri d’Italia e due Tour de France, nacque a Firenze il 18 luglio 1914: sono passati 25 anni dalla sua scomparsa avvenuta il 5 maggio 2000
Gino Bartali è stato un grande campione che ha fatto proseliti di ogni età e pedalata e ha sempre difeso i suoi ideali, anche fuori dal percorso di gara. Ha ispirato un’intramontabile canzone di Paolo Conte che porta il suo cognome, resa immortale anche dall’interpretazione di Enzo Jannacci. E poi, ma questo è diventato di pubblico dominio in anni recenti, sfruttando l’immunità diplomatica guadagnata in sella alla sua bicicletta, tra il 1943 e il 1944 trasportò documenti falsi tra Assisi e Firenze (spesso celandoli nel telaio), consentendo a molti cittadini di origini ebraiche di sottrarsi alle persecuzioni. Imprese a lungo ignorate che furono celebrate dopo la sua scomparsa avvenuta nel 2000. La medaglia d’oro al merito civile del presidente della Repubblica arrivò cinque anni dopo. Nel 2013 arrivò anche il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni.
Tra le tante imprese originali di un uomo simbolo dell’Italia del periodo della guerra e della Ricostruzione, ce n’è una che molti forse hanno dimenticato: la partecipazione a Striscia la notizia in veste di conduttore. Il giorno della Befana del 1992 l’altro conduttore Sergio Vastano iniziò la puntata suonando la chitarra e cantando una strofa di Bartali in onore del suo nuovo compagno di scrivania: l’allora 77enne Gino il campione, che poi riprenderà ironicamente una sua frase celebre, dicendo che le notizie «Son tutte sbagliate, tutte da rifare!».
E alla fine della puntata dell’8 gennaio 1992, durante la sigla, i conduttori Sergio Vastano e Gino Bartali si misero pure ad aggiustare una bicicletta da corsa! E ci presero gusto anche nei giorni seguenti come si vede nel prossimo video. Ginettaccio (detto anche L’uomo d’acciaio, Gino il Pio o L’intramontabile, per citare solo alcuni dei soprannomi) svelò inoltre un particolare che incuriosiva molte persone: il perché del suo tono di voce roco. Due furono gli episodi della sua vita legati al gelo, alla neve e all’acqua di un fiume…
Continua la serie di domande rivolte da Sergio Vastano a Gino Bartali, che svela molti retroscena: il fuoriclasse rivela di essere caduto almeno 50 volte nel corso della sua carriera sportiva e di essersi rotto tre volte il setto nasale!
L’asso del ciclismo a Striscia ricordò anche l’episodio della bottiglia che gli venne passata mentre pedalava e che, oltre a essere piena di animaletti, conteneva della benzina! E commentò anche certe secchiate d’acqua durante le gare…
Il toscanaccio Gino Bartali nacque il 18 luglio 1914 a Ponte a Ema, oggi nel territorio di Firenze e allora frazione di Bagno a Ripoli: andava a scuola sulla sua adorata due ruote senza motore e lavorava in un’officina il pomeriggio. Nonostante il grave lutto che lo colpì – il fratello Giulio, pure lui ciclista promettente, morì dopo essere stato investito da un’auto contromano durante una gara – e nonostante una broncopolmonite che gli impose un lungo stop, cominciò a macinare trionfi importanti. Vittorie di tappa epiche al Giro d’Italia e, nel 1938, la prima vittoria al Tour de France, poco celebrata al ritorno in patria a causa del suo rifiuto di indossare la camicia nera: scelta che gli costò l’oscuramento sui mezzi d’informazione. Ma lui continuava a dominare in ogni competizione.
Dopo la fine della guerra Bartali ingaggiò tante epiche sfide con un altro grande sportivo, Fausto Coppi. Ma la consacrazione di Gino avvenne nel 1948, con la vittoria del suo secondo Tour de France, a dieci anni di distanza dal primo, prima di tanta altra strada nei suoi sandali, con «quel naso triste come una salita/quegli occhi allegri da italiano in gita…».