Estratti dalle due interviste ai conduttori, rispettivamente sul Corriere della Sera e su L’Altravoce Il Quotidiano di Calabria
L’Enzino nazionale del “bau bau micio micio” di Striscia la notizia, che è nato a Castelleone nel Cremonese nel 1952 e ha sfornato 31 anni di tormentoni, e l’Ezio piemontese, che può vantarsi di averne prodotti per ben 37 stagioni (è infatti al bancone del tg satirico di Antonio Ricci dal primordiale 1988), si divertono e si mettono a nudo nel corso di due distinte interviste uscite ieri, giovedì 8 maggio 2025, sul Corriere della Sera e su L’Altravoce Il Quotidiano di Calabria. Ecco alcuni spunti salienti della chiacchierata di Iacchetti con Giovanna Cavalli sulle colonne del Corsera e del piemontese Greggio – nato nel ’54 a Cossalto nel Biellese – con Denise Ubriaco sul quotidiano calabrese.
A Striscia le fecero un contratto di una sola settimana.
«Volevano vedere se funzionavo. Salì l’audience e me lo allungarono a un mese».
«Ero un allocco».
«La prima volta credevo che la puntata non fosse andata in onda. Chiamai mia madre. “Mi hai mica visto in tv?”. “Sì, eri bellissimo“».

Scherzi su scherzi.
«Ezio e Ricci mi tartassavano. Come al militare. Al ristorante se ne andavano uno dopo l’altro, lasciandomi solo con le Veline. II conto lo pagavo sempre io. Mi hanno nascosto le chiavi dell’auto. Mi hanno chiuso in camerino, mi liberava l’uomo delle pulizie».
La finta ex con bambino.
«Eravamo a cena da Biffi. Arrivò una signorina che sosteneva di essere la mia vecchia fidanzata e che quel bimbo di 10 anni era mio».
E poi quelli alle Veline.
«Usavamo la macchinetta dei rumori molesti di Mel Brooks e premevamo il pulsante quando si chinavano alla fine dello stacchetto. Mi sa che qualche volta si è sentito anche a casa».

Enzino ed Ezio.
«Lui è il mio contrario, giocoso, contento, sportivo, corre. Io sono casalingo, tranquillo, al massimo cammino, esco con gli amici delle elementari che mi trattano come a scuola».
Lo sfotte: «È l’unico ad avere una “canappia” più grossa della mia».
«Tipo pannocchia di grano. Ci prendiamo sempre in giro: “Il tuo naso è il fodero del mio“. Secondo me il suo è più grosso, specie ora che sta invecchiando e le cartilagini cedono».
Vacanze insieme.
«Mare, barca, ping pong. Io sono l’uomo più semplice dell’universo, mio nonno andava in transumanza con le pecore. Per me va bene anche stare a Rozzano».
II suo cane Lucino si chiama così per Dalla.
«Lo trovai il giorno in cui morì, stavo guidando su una strada sterrata e lui mi veniva dietro, poverino. Mi sembrava la parrucca di Lucio. Nel dolore assoluto scelsi questo nome, ha 13 anni».
Lucio la seguiva di notte.
«Come Gaber e Vecchioni. Ho scoperto che dopo lo spettacolo tornavano in hotel e guardavano Striscia, entusiasti. Quando li incontravo però mi vergognavo a chiedergli una foto».

La Rai voleva rubarla a Mediaset.
«Quando Striscia faceva 12, 13 milioni a sera e batteva Affari tuoi. Cercavano di rompere la coppia con Greggio. Mi offrivano il doppio di quello che prendevo e che era già tanto. Io i soldi non li ho mai amati, li ho distribuiti agli altri».
Rispose di no.
«Non tradisco. Qui sto bene, nessuno mi ha mai chiesto “questo non lo devi dire”».
Maddalena Corvaglia.
«Lei per me è lo stupore. Non riuscivo a credere che si fosse innamorata di me così tanto. Era molto giovane ma molto più matura di me alla sua età. È stata una grande storia d’amore» (…)
Partiamo dagli esordi: ricorda il suo primo provino? Cosa l’ha spinta verso la tv?
«Più che veri e propri provini, ho fatto la classica gavetta. Ho iniziato a scuola, cercando di far ridere i compagni durante gli spettacoli. Poi sono arrivate le prime serate di cabaret, e da lì è partito tutto. Quando ho debuttato in Rai, era il ’78’79, con La Sberla, regia di Giancarlo Nicotra. Facevo sketch di cabaret durante il Cantagiro. Nicotra mi notò lì e mi volle nella prima edizione di Drive In, di cui curava la regia. Quello fu il vero inizio».

In “Una vita sullo schermo” ripercorre oltre quarant’anni di carriera. Qual è stato il momento più emozionante o significativo?
«Ce ne sono tanti. Ma uno spartiacque fu il 1983: arrivai a Mediaset con Nicotra e conobbi Antonio Ricci. Da lì è nato un sodalizio lunghissimo e un’amicizia importante. Un’unione da “nozze di diamante“. Nel cinema, invece, l’incontro con Carlo ed Enrico Vanzina fu decisivo. Il mio secondo film, Yuppies, è stato il primo vero successo sul grande schermo. Purtroppo, Carlo oggi non c’è più, ma con Enrico collaboriamo ancora e abbiamo un nuovo progetto in cantiere».
Cosa rappresenta per lei Striscia la notizia che conduce dalla primissima puntata?
«Striscia è casa mia. Lì ho trascorso metà della mia vita».

Com’è nato il personaggio l’Asta Tosta?
«Negli anni di Drive In in tv spopolavano le aste, dove veniva venduto di tutto come se fossero oggetti d’arte o gioielli di pregio; spesso, bufale torrenziali. Con Ricci ci inventammo l’Asta Tosta: oggetti tosti per tutti i gusti! Il quadro finale è diventato un tormentone. Ancora oggi, faccio un “check tormentoni” col pubblico… e li ricordano tutti!» (…)
L’intervista integrale a Enzo Iacchetti è uscita sul Corriere della Sera ieri, giovedì 8 maggio 2025, ed è online a questo link e quella a Ezio Greggio è stata pubblicata nella stessa data sulle colonne di Altravoce – Quotidiano di Calabria.
