Reddito di cittadinanza sospeso per circa 100mila famiglie, che dal prossimo mese non riceveranno più il sussidio introdotto dal governo giallo-verde.
Il motivo? Circa un nucleo familiare su dieci, tra i quasi 950mila considerati idonei, non ha presentato l’integrazione alla domanda, divenuta necessaria dopo l’introduzione di nuove regole e requisiti per accedere al reddito o alla pensione di cittadinanza.
A darne notizia per primo è stato il Corriere della Sera, sulla base di alcuni calcoli effettuati in questi giorni dall’Inps. Era stato proprio l’istituto di previdenza sociale a inviare a 520mila famiglie beneficiarie un messaggio con cui venivano informate di dover integrare entro il 21 ottobre i documenti già presentati.
Una scadenza che valeva per coloro che avevano presentato la domanda già a marzo, prima delle modifiche parlamentari che hanno portato a nuovi requisiti da dimostrare.
Solo l’80% dei beneficiari ha adempiuto alla richiesta, per il restante 20% è scattata la sospensione: il reddito non sarà erogato finché non saranno stati inviati tutti i documenti.
A questo punto le famiglie beneficiarie del reddito sono diventate 850mila, contro il milione e 250mila stimate dal precedente governo.
Di conseguenza scende anche la spesa per lo Stato, con un risparmio di un paio di miliardi rispetto ai 5,6 investiti per quest’anno e i 7 previsti per il 2020.
Cifre destinate a scendere ulteriormente, almeno secondo il parere dei tecnici che credono che le revoche e le decadenze aumenteranno nelle prossime settimane.
Sono previsti infatti, nuovi controlli e sanzioni per chi non aderisce all’inserimento nel mondo del lavoro. Controlli che auspichiamo arrivino anche per tutti coloro che sfruttano in modo poco ortodosso il sussidio e per tutti i negozianti che approfittano della card per intascare percentuali improvvisandosi sportelli bancomat, come ci ha più volte illustrato il nostro inviato Luca Abete.