Grazie a due call center e decine di siti web sarebbero riusciti a far cadere nella loro trappola migliaia di automobilisti in cerca dell’offerta migliore per l’assicurazione. Ora per la rete gestita da due fratelli originari di Avellino, Federico e Dionigi Catena, è arrivata la resa dei conti.
Secondo quanto si apprende dall’Ansa sarebbero ben 16 le persone sottoposte a misure cautelari e addirittura sarebbero stati disposti sequestri preventivi per 30 milioni di euro.
Le accuse sono di di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffa aggravata, riciclaggio e auto-riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, esercizio abusivo di attività assicurativa e di intermediazione assicurativa e uso di marchi e segni contraffatti.
Le indagini condotte dai Carabinieri del Comando Provinciale di Milano, insieme ai colleghi delle province di Caserta, Torino e Isernia che stanno dando esecuzione alle misure emesse dal G.I.P. del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su proposta della Procura, sono partite nel 2017 in seguito alle denunce presentate da primari gruppi assicurativi che lamentavano la commercializzazione di polizze assicurative RCA false con il loro marchio.
Due custodie cautelari in carcere per i fratelli Catena e otto ai domiciliari per i più stretti collaboratori, quattro obblighi di firma e due obblighi di dimora, più altri venti indagati a piede libero.
Il sequestro preventivo di beni ammonta – come già detto – a oltre 30 milioni di euro, compresi due sale slot, 18 concessionarie auto, una società e un negozio di abbigliamento, terreni, auto, case e un motoscafo.
Il meccanismo su cui si basava il raggiro era piuttosto semplice: con call center e siti web vetrina l’organizzazione vendeva finte polizze assicurative RCA agli automobilisti che solo dopo tempo, al primo incidente o al primo controllo delle autorità scoprivano di non avere alcuna copertura.
Un sistema spesso denunciato anche da noi di Striscia grazie ai servizi del nostro inviato Riccardo Trombetta che più volte ha smascherato questi furbetti grazie anche alla collaborazione con l’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni.