Le accuse nei loro confronti sono, a vario titolo, di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio. Pinuccio si è occupato della vicenda per il tg satirico.
Sono finite agli arresti domiciliari Liliane Murekatete, moglie del parlamentare Aboubakar Soumahoro e la suocera di quest’ultimo, Marie Therese Mukamitsindo. Le misure cautelari sono state disposte dal gip di Latina nei confronti delle due donne, appartenenti al consiglio di amministrazione della cooperativa sociale integrata Karibu, che si occupava della gestione di migranti e di minori non accompagnati nella provincia di Latina. C’erano anche altre cooperative che svolgevano le stesse attività e le accuse nei confronti di Murekatete e Mukamatsindo sono, a vario titolo, di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio. Dopo aver saputo dell’arresto, Soumahoro ha dichiarato: «Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane. Null’altro ho da aggiungere, se non che continuo a confidare nella giustizia. Ribadisco, come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto». Del caso se ne è occupata a lungo anche Striscia la notizia. In questo servizio del 23 dicembre 2022, Pinuccio si è proprio chiesto se Soumahoro fosse o meno a conoscenza del presunto illecito operato della moglie e della suocera.
Non solo Liliane Murekatete e la suocera, anche un figlio di quest’ultima ha l’obbligo di dimora
Le misure nei confronti delle due donne sono state effettuate dalla Guardia di Finanza e i militari hanno applicato una terza restrizione, l’obbligo di dimora, nei confronti di un altro figlio di Mukamatsindo. Anche per lui le accuse sono le stesse. Inoltre, la Gdf, coordinata dalla procura di Latina, ha effettuato un sequestro preventivo a fini di confisca, anche per equivalente, del profitto del reato nei confronti degli indagati. Una nota della Guardia di Finanza ha spiegato che «le cooperative Karibu e Consorzio agenzia per l’inclusione e i diritti Italia (in sigla Consorzio a.i,d. Italia), nonché la Jambo Africa (per il tramite della Karibu) hanno percepito ingenti fondi pubblici da diversi Enti (Prefettura, Regione, Enti locali etc.) destinati a specifici progetti o piani di assistenza riguardanti i richiedenti asilo e i minori non accompagnati, fornendo tuttavia un servizio inadeguato e comunque difforme rispetto a quello pattuito».