L’articolo a cui si fa riferimento è uscito il 15 dicembre 2022 e da allora il direttore Massimo Giannini non ha mai risposto a Striscia la notizia e non ha voluto spiegare perché non intendesse pubblicare le precisazioni.
Era il 15 dicembre 2022 quando Striscia la notizia ha chiesto il diritto di replica al quotidiano La Stampa per un articolo (pubblicato quel giorno stesso) che conteneva molte inesattezze. Sono trascorsi ormai sette mesi e la nostra richiesta non è ancora stata accolta. Il direttore Massimo Giannini, famoso per le sue battaglie per la libertà in Iran, non ci ha mai risposto e ci ha negato il diritto di replica. Giannini non ha nemmeno voluto spiegarci perché non intendesse pubblicare le nostre precisazioni.
Ecco parte del testo che gli abbiamo trasmesso (clicca qui per il testo completo):
Gentile Direttore,
Le scriviamo in merito all’articolo uscito il 15 dicembre su La Stampa dal titolo “L’eterno Drive In del Cavaliere”, a firma di Simonetta Sciandivasci. Un minestrone di parole e date a caso, in cui si fa moltissima confusione, chiamando in causa a sproposito la trasmissione di Antonio Ricci. La giornalista, il cui massimo riferimento in fatto di cultura pop deve essere Ambra Angiolini, scrive: «È di nuovo il 2002, il 2011, il 1998: ci si ricompattano davanti agli occhi anni di Drive In, Non è La Rai, Bagaglino, Bulli e Pupe, cene eleganti, bungabunga, nipoti di Mubarack (sic), igieniste dentali, escort, letterine, letteronze, veline, velone, anni di non prendertela, sei triste, sei grigio, sei spento, che sarà mai: ci si ricompattano davanti, e non sono semplicemente i fantasmi di natali passati, un conto aperto con la nostalgia e il senso di colpa».
Riassumendo, sono questi i punti di cui il tg satirico chiedeva (e chiede tuttora) la correzione:
- Drive In è andato in onda dal 1983 al 1988.
- Le Veline di Striscia la notizia non sono mai state coinvolte in nessuno scandalo e l’accostamento a escort e bunga bunga è illegittimo e offensivo.
- È anche illegittimo mettere sullo stesso piano Drive In, Non è La Rai e Bagaglino. Drive In è stato un programma innovativo, libero e libertario. Le Ragazze Fast Food non erano donne sottomesse e schiaffeggiavano chi le importunava. Non ci sono mai state proteste da parte delle femministe.
- Drive In era una caricatura delle abitudini degli italiani e della società di quel tempo. Una parodia dell’Italia di quegli anni esagerati, del riflusso, dell’edonismo reaganiano e della Milano da bere. Molti intellettuali dell’epoca l’hanno definita: «La trasmissione di satira più libera che si sia vista e sentita per ora in tv» o «l’unico programma per cui vale la pena di avere la tv».
Il testo si concludeva con un invito all’autrice dell’articolo a guardare il documentario del 2013 (che proponiamo qui sotto) di Luca Martera, dal titolo Drive In: l’origine de male.
Massimo Giannini e il diritto di replica
Striscia la notizia si è occupata del caso (clicca qui per vedere tutti i servizi) Massimo Giannini nella puntata del 17 febbraio, a distanza di oltre due mesi dalla richiesta di replica: Valerio Staffelli si è persino recato a Roma al Palazzo del Quirinale, la residenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un uomo che ha sempre difeso la libertà di stampa. Lì l’inviato ha mostrato uno striscione sorretto da un ragazzo e da una ragazza che recitava: «No alla ‘legge’ bavaglio di Giannini». Dopodiché ha lanciato un appello al Capo dello Stato chiedendo un suo intervento.
Il Tapiro d’oro gigante proiettato sulla facciata della sede de La Stampa a Torino
Il 25 maggio, invece, sulla facciata del palazzo che ospita il quotidiano La Stampa è stato proiettato un Tapiro d’oro gigante destinato a tutti i giornalisti e ai redattori della testata, che si presumeva fossero “attapirati” poiché costretti a sorbirsi Giannini come direttore. Infatti, sotto la sua guida il giornale ha registrato un calo nelle vendite di 14.000 copie e ha perso il 15% dei lettori.