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Telemarketing selvaggio ed estorsioni: la Polizia sgomina rete criminale  tra Italia e Albania

Telemarketing selvaggio ed estorsioni: la Polizia sgomina rete criminale tra Italia e Albania

Telemarketing selvaggio ed estorsioni: la Polizia sgomina rete criminale  tra Italia e Albania

Telemarketing selvaggio, truffe ed estorsioni che servivano ad attivare via telefono contratti luce e gas in modo fraudolento: Polizia di Stato italiana e Polizia albanese hanno azzerato una rete internazionale di criminali attraverso l’operazione “Energy switch”. Le indagini, coordinate dalla Procura di Milano, hanno fatto luce su un’associazione a delinquere estremamente ramificata. E di telemarketing selvaggio che tormenta milioni di cittadini nonostante esistano ben precise norme – in particolare quella che vieta di contattare gli utenti iscritti al Registro delle opposizioniStriscia la notizia si è occupata spesso, in particolar modo attraverso i servizi di Moreno Morello.

Il Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Milano scopre un ampio sistema criminale

Per quanto riguarda l’operazione di polizia, tutto è partito da un sacerdote milanese tartassato dalle telefonate di call center che gli chiedevano il pagamento di bollette insolute con insistenza e modalità aggressive. A partire dalla sua querela il Cosc, Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Milano, ha scoperto l’esistenza di un vastissimo sistema criminale: una rete composta da due società padovane fornitrici di luce e gas (peraltro di recente sanzionate dal Garante della Privacy e dall’Antitrust) e call center in Italia e in Albania specializzati in attivazioni fraudolente, estorsioni e autoriciclaggio dei proventi illeciti. Le attività hanno interessato 12 sedi di call center (di cui 3 in Albania) e 21 soggetti tra amministratori, commercialisti, consulenti e dipendenti. L’indagine, è stata condotta dalla Polizia Postale sotto la direzione della Procura di Milano e della Procura Speciale contro la corruzione e il crimine organizzato (Spak) di Tirana. Cospicui i profitti realizzati: nei primi tre mesi del 2023 ammontavano a circa 9 milioni di euro.

La voce della vittima in certi casi veniva manipolata con app di intelligenza artificiale

Le vittime erano convinte di parlare con dipendenti dell’Arera, Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, o di compagnie energetiche con cui avevano stipulato regolari contratti. Per raccogliere informazioni venivano usati pretesti come fantomatici lavori stradali che avevano troncato i cavi elettrici: quando non riuscivano a persuadere la vittima a sottoscrivere un nuovo contratto, gli indagati utilizzavano i dati acquisiti per attivarlo ugualmente, apponendo firme false in calce ai documenti. E quando la procedura richiedeva una registrazione vocale, la voce della vittima registrata durante la telefonata era in certi casi manipolata ad arte con editor audio o con app di intelligenza artificiale. Il fine? Che si potessero sentire, pronunciati dall’ignaro utente, i necessari dati personali e i vari “sì” in risposta alle domande.

Alle vittime arrivavano salatissimi solleciti di pagamento e altre telefonate, dai toni sempre più intimidatori di sedicenti addetti al recupero crediti. In diversi casi le richieste si trasformavano in vere e proprie estorsioni. «Intanto ti depotenziamo la fornitura elettrica e, se ancora non paghi, ti stacchiamo la corrente»: questi contenuti e toni delle telefonate, tanto più aggressivi quanto più le vittime si presentavano vulnerabili come nel caso di un’anziana donna veneta di 87 anni.

Gli operatori della Polizia hanno trovato un migliaio di vittime ancora ignare di essere cadute nella trappola

È stata inoltre accertata la sistematica violazione delle norme dettate dal G.D.P.R. circa la raccolta e il trattamento dei dati personali delle vittime. Gli operatori della Polizia hanno trovato numerose altre vittime – circa un migliaio – che ancora non si erano rese conto di essere cadute nella trappola, molte delle quali hanno contribuito al buon esito delle indagini, anche sporgendo querela. In due casi le attività di perquisizione sono state eseguite con militari del Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza – II Gruppo Milano, che agivano nell’ambito di un diverso contesto d’indagine.

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