La presenza dell’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci all’Ariston, durante la terza serata del Festival di Sanremo giovedì 13 febbraio, non passa inosservata ed è anche al centro di un piccolo giallo, che riguarda le motivazioni dell’invito, l’organizzazione, le possibili inquadrature a favore del generale sulle quali si è scatenata un po’ di bagarre nei giorni precedenti. Ma all’uscita dal teatro, dopo la foto con un reparto della Guarda di Finanza che presidiava l’entrata, Vannacci e la moglie vengono intervistati da alcuni giornalisti tra cui Nino Luca, inviato a Sanremo di Corriere Tv: «Una bellissima serata, difficile dire chi mi è piaciuto di più, poi per me è una prima. Il Festival non lo seguo quasi mai, quelli passati non li ho seguiti, è stato un bellissimo spettacolo. Mi ha invitato “Incontro Sanremo”, su questo non c’era nulla da chiarire» dice Vannacci.
Poi però, dopo aver ammesso di non disprezzare il brano Damme ‘na mano di Tony Effe, la scena viene dominata dalla moglie, Camelia Mihailescu, che aggiunge con decisione: «Da apprezzare che questa volta non abbiamo visto uomini con la gonna». L’affermazione viene condivisa dall’eurodeputato leghista: «Anche io lo apprezzo, ma solo per una questione di tradizione e cultura, perché un uomo con la gonna in Scozia ci sta benissimo, a Sanremo no».
Il probabile riferimento è agli outfit di Mahmood o Sangiovanni nell’edizione del 2022.
Ma in questa quarta serata di Sanremo 2025 a turbare i sonni del generale e della consorte salgono sul palco lo stesso Mahmood (conduttore ma anche protagonista musicale) e Achille Lauro, a scardinare le certezze tradizionali su cosa sia maschile, cosa sia femminile. E, soprattutto, cosa sia la bellezza.

Godiamoci dunque le immagini eloquenti dell’entrata in scena di Mahmood per il suo medley, avvolto in drappi rossi evanescenti e impalpabili e quelle del duetto tra Elodie e Achille Lauro che partono dal delicato spleen di A mano a mano di Riccardo Cocciante – famosa anche nella versione di Rino Gaetano – per poi trasformarsi completamente, in stile più “aggressive”, nei diavoli scatenati di Folle città (era il lato B del 45 giri E la luna bussò scritta da Mario Lavezzi). In questo secondo momento Achille Lauro mostra il suo fisico scultoreo sotto una maglia allacciata dietro il collo che tiene scoperta la schiena. Un capo da diva anni ’50 (alla Marilyn) o un simbolo di un nuovo tipo di sensualità oltre gli steccati rigidi? Urgono nuovi pareri di Vannacci sull’argomento…


Ma a proposito di veli, boa di piume e mise sorprendenti potremmo interrogare in proposito il “nostro” generale, quello che un po’ assomiglia a Dario Ballantini e ama follemente Pedro di Raffaella Carrà!