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Bonus cultura usato per turismo, il caso di Napoli è riaperto

Bonus cultura usato per turismo, il caso di Napoli è riaperto

Bonus cultura usato per turismo, il caso di Napoli è riaperto

I giudici della seconda sezione della corte di Cassazione hanno rimandato gli atti nel capoluogo campano per una nuova udienza di riesame, dopo i numerosi servizi di Striscia la notizia.

Le accuse mosse a carico di una decina di indagati non erano leggere: associazione per delinquere, truffa ai danni del Ministero della Cultura, falso in atto pubblico e riciclaggio di profitti. Secondo l’accusa, circa tre milioni di euro originariamente indirizzati per attività di formazione culturale, sarebbero stati reinvestiti in attività turistiche, in un caso legato anche alla gestione di un b&b. Il tribunale del riesame aveva però annullato sequestri e arresti disposti dalla Procura di Napoli. Ora, la decisione: per quanto riguarda le indagini sull’uso improprio del bonus cultura a Napoli, avviate dopo numerosi servizi di Striscia la notizia, il riesame dovrà rivalutare. Le carte, insomma, tornano nel capoluogo campano. L’inviato di Striscia Luca Abete è stato il primo ad occuparsi del caso. Ecco i video del primo e dell’ultimo servizio del tg satirico.

Raggiri del bonus cultura a Napoli

Luca Abete si occupa del bonus cultura per la prima volta nel 2017. Dopo aver ricevuto segnalazioni del fatto che non sempre viene speso in modo corretto, ovvero per l’acquisto di libri, biglietti per spettacoli, mostre e altre attività culturali ingaggia un’attrice che si reca in alcune librerie di Napoli per chiedere informazioni sul bonus del fratello da poco diciottenne. Nella prima, la titolare propone di consegnare 300 euro in contanti al ragazzo e annuncia che si terrà i restanti 200. Nella seconda l’offerta è di dividere equamente la cifra di 500 euro. La libraia spiega che hanno aderito a questa offerta dopo che altre librerie l’hanno lanciata, pur essendo illegale. Nel terzo negozio l’attrice riceve un’offerta di 200 euro in contanti, mentre la cartolibreria intascherà 300 euro come suo guadagno. Anche il quarto libraio propone 200 euro alla cliente sui 500 euro totali del bonus. Luca Abete si reca di persona in ognuna delle librerie. Tutti titolari negano di aver avanzato questa proposta sul bonus cultura.

Luca Abete smaschera alcuni negozianti


L’inviato del tg satirico ha individuato un negozio di Avellino che vende diversi articoli non contemplati dal regolamento. Quando il gancio di Striscia chiede alla commessa cosa sia possibile comprare con il bonus cultura di 500 euro, la donna afferma che si può acquistare qualsiasi articolo presente in negozio, perfino videogiochi, telefoni e computer. La commessa dà anche dei consigli al gancio: nel caso venissero fatti dei controlli dalle autorità competenti, bisogna sempre esibire la fattura e dichiarare di aver acquistato un eBook. Anche in un’altra sede dello stesso negozio si adotta lo stesso metodo che conferma la possibilità di acquistare con il bonus cultura anche prodotti come videogiochi, telefoni e computer. Luca Abete decide di presentarsi personalmente in negozio, spacciandosi, scherzosamente, per un neo-diciottenne, pronto a spendere i soldi del suo bonus. Il commesso del negozio inizialmente afferma che non è possibile acquistare nessun prodotto perché sono andati tutti esauriti. Ma l’inviato lo incalza chiedendo se sia possibile comprare uno smartphone o una PlayStation, ma il commesso dice che la vendita di questi prodotti tramite bonus cultura non è consentita dal regolamento, dimostrando di conoscerlo, nonostante abbiano tentato di aggirarlo, facendo rientrare nel bonus qualsiasi tipo di prodotto. Dopo aver esortato il commesso a promettere che d’ora in avanti verrà applicata la legge, vendendo solamente beni culturali, Luca Abete lascia il negozio ma, nel frattempo, i commessi avvisano la ragazza dell’altro punto vendita, che però non sa di essere filmata, proprio in quel momento, da una telecamera nascosta. La commessa di questo secondo punto vendita, per evitare la visita dell’inviato di Striscia, decide di chiudere momentaneamente il negozio trattenendo all’interno gli stessi clienti.

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