“È un giorno triste. Mi sentivo spesso con Angelo Guglielmi per ciniche chiacchierate: un intellettuale anticonformista e coraggioso”. Così Antonio Ricci commenta la scomparsa dello storico direttore di Rai Tre, morto a Roma a 93 anni.
Rivoluzionò la televisione con la sua “tv realtà” e lanciò programmi che hanno fatto la storia della televisione.
“Aveva dichiarato che non si lasciava sfuggire una puntata di Drive In, e che lo aveva scelto come modello. E definì Striscia la notizia “un mix di intelligenza e verità: un acido corrosivo che sgretola tutte le barriere innalzate a difesa dell’ipocrisia”. Ci siamo sempre rispettati e stimati. Ha prodotto programmi che ci hanno divertito e fatto pensare e che giustamente fanno parte della storia della televisione”, prosegue Ricci.
In una delle sue ultime interviste Guglielmi disse: “Decisi di raccontare il paese con tutti i linguaggi, da quello giornalistico a quello satirico, da quello sociale a quello politico e nacquero trasmissioni di successo.”
Lascia un’impronta fortissima nel servizio pubblico italiano, ancora oggi. Portò la politica in televisione con programmi come Samarcanda, e mise al centro della narrazione il pubblico con quello che poi sarebbe diventato Mi manda Rai Tre. Senza tralasciare Blob, Un giorno in pretura e Quelli che il calcio.
Al patron di Striscia lo legava una stima profonda. In un’intervista di qualche tempo fa a La Stampa, Guglielmi diceva: “Di Mediaset mi divertono certi recinti…Striscia la notizia e in generale le trasmissioni di Antonio Ricci”.
Sempre in sintonia con il pubblico, cercava di carpire i gusti e anticipare le mode. Alla carriera da dirigente televisivo aveva affiancato anche quella di critico letterario, scrivendo tra gli altri anche per L’Espresso e proprio tra le pagine di quest’ultimo disse: “Non ho mai nascosto la mia sconfinata considerazione per Antonio Ricci: la sua arguzia è rara”.