La proposta è tornata attuale dopo i fatti di Pisa del 23 febbraio 2024 quando la Polizia ha utilizzato i manganelli contro i ragazzi delle scuole superiori durante i cortei pro-Palestina. Striscia propose già nel 1997 che gli agenti fossero identificabili con «un bel numero, come i calciatori, così si può vedere chi commette qualche irregolarità».
Poter riconoscere gli agenti responsabili di eventuali abusi tramite numeri identificativi ben visibili sulle divise: una battaglia portata avanti da 27 anni da Striscia la notizia. Proposta che è tornata attuale nel corso della 36esima stagione del tg satirico di Antonio Ricci dopo i fatti di Pisa del 23 febbraio 2024. Quel giorno la Polizia ha utilizzato i manganelli contro i ragazzi delle scuole superiori che partecipavano ai cortei pro-Palestina caricandoli e disperdendoli: undici le persone rimaste ferite. Un fatto che ha spinto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a esprimersi in merito alle cariche («Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento») e che ha riaperto il dibattito: tutti gli agenti di p.s. impegnati in interventi di questo tipo dovrebbero essere resi riconoscibili grazie a un codice identificativo ben visibile sul loro equipaggiamento. Questo strumento permetterebbe loro di rispondere di eventuali abusi ma anche di essere scagionati quando il compito di ordine pubblico viene svolto in modo corretto.
Striscia ne parlava già nel 1997 ma, incredibilmente, da allora nulla è cambiato, visto che in Parlamento giacciono ben cinque proposte di legge per rendere il codice identificativo obbligatorio.
La “Giornata della Legalità” del 2012 a Rimini e le proteste degli studenti contro gli interventi della Polizia
A Rimini il 17 novembre 2012 durante la “Giornata della Legalità” gli studenti protestarono contro gli interventi violenti della Polizia in occasione del corteo tenutosi a Roma tre giorni prima e chiesero formalmente che gli agenti venissero dotati di un identificativo. L’allora ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, intervistata da Sky Tg24, rispose che la delicata questione era allo studio, poiché «si deve trovare il modo di evitare che l’identificativo non metta a rischio la sicurezza degli operatori di Polizia».
Quindi una dozzina d’anni fa il dibattito in merito era ancora aperto, ben tre lustri dopo la prima proposta lanciata da Striscia, dopo alcuni servizi sugli scioperi dei Cobas contro le quote latte. In quell’occasione, nella puntata del primo dicembre del 1997, Enzo Iacchetti aveva suggerito all’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano che gli agenti potessero essere resi identificabili mediante «un bel numero, come i calciatori, così si può vedere chi commette qualche irregolarità». Nota curiosa: Iacchetti, su questo tema, aveva fatto tre diversi esempi in cifre, citando i numeri 13, 15, 18 e questa terna, qualche giorno dopo, venne estratta al Lotto sulla ruota di Genova. Sullo stesso tema Ezio Greggio aveva inoltre precisato che il numero sull’equipaggiamento avrebbe anche potuto essere modificato nel tempo, per non marchiare a vita un agente.