È stato previsto un aumento mensile, fino a 117 euro in busta paga, per circa 225 mila dipendenti pubblici.
La Corte dei conti, l’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) e i sindacati hanno infatti firmato per il rinnovo del contratto dei reparti Funzioni centrali. Come sottolineato dal Corriere della Sera, l’aumento dello stipendio dipenderà in primo luogo dal ruolo del dipendente.
Il contratto riguarda il triennio che va dal 2019 al 2021 e i 105 euro netti di cui si parla potrebbero essere accreditati sulle buste paga già da giugno.
Renato Brunetta, Ministro della Pubblica Amministrazione, in una intervista parla di “una boccata d’ossigeno per i lavoratori, in un momento caratterizzato da un generalizzato aumento dei prezzi”.
Striscia la notizia, già in tempi remoti, si era occupata della questione pubblica amministrazione e in particolare del blocco dei contratti. Risale infatti al 2016 l’intervista di Riccardo Trombetta a Carlo Rienzi, presidente del Codacons, che lamentava il mancato aumento di stipendio per i dipendenti pubblici che per questo motivo assumevano, a volte, atteggiamenti molto criticati dai cittadini.
Secondo Rienzi il diritto di arretrati ammontava già allora a circa 35 miliardi e nonostante gli sforzi dei sindacati, il governo stentava a prendere in mano la situazione.
Ad oggi, oltre alla notizia degli aumenti, un’altra novità si aggiunge per i dipendenti pubblici che, fino al 2025, potranno provare a fare uno scatto verticale di carriera anche senza laurea, mentre per le progressioni orizzontali, che non prevedono un passaggio di area, si potranno basare per il 40% sulla valutazione individuale e per il 60% sull’anzianità.