Già il 29 giugno ne erano stati confiscati altri 21 e in 14 erano finiti sotto indagine per occupazione illecita di suolo pubblico. L’aggressione risale al 5 ottobre 2021, quando l’inviato era lì per documentare lo spaccio di droga. Il video.
Continuano i sequestri preventivi di immobili abusivi nel rione San Bernardino a San Severo, in provincia di Foggia. Si tratta di una piazza di spaccio di cui Striscia la notizia si è occupata più volte. Come riportato dall’Edicola del Sud nell’edizione di Foggia, il primo agosto la Sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile del capoluogo e la polizia locale hanno sequestrato altri cinque immobili realizzati in maniera illecita e utilizzati per vendere droga. È la terza operazione di questo genere, a seguito di un decreto emesso dal gip del Tribunale di Foggia.
Già a fine giugno erano stati confiscati altri 21 immobili abusivi
Già il 29 giugno la Polizia di Stato, sempre in collaborazione con le autorità locali, aveva sequestrato 21 immobili a San Severo. Inoltre, 14 persone erano finite sotto indagine per occupazione abusiva di suolo pubblico. L’operazione si inseriva nelle attività investigative che la Squadra Mobile aveva concluso tra ottobre e novembre e che avevano portato alla scoperta di un’attività di traffico di sostanze stupefacenti operante in 13 piazze di spaccio in diversi quartieri popolari della zona. Ora sono state tutte smantellate. Il 5 ottobre 2021, Vittorio Brumotti si trovava proprio a San Severo per documentare quanto accadeva, quando è stato colpito da un pugno in pieno volto. Un’aggressione che gli è costata un trauma facciale e trenta giorni di prognosi.
San Severo. Gli immobili sequestrati venivano resi impenetrabili e usati per lo spaccio
Secondo chi ha indagato, in qualche caso le attività illecite avvenivano all’interno di alcuni immobili sottoposti a sequestro preventivo. Le indagini si erano concentrate su una prima serie di fabbricati costruiti sul suolo pubblico, di proprietà del Ministero dei Lavori Pubblici, che non avevano i titoli autorizzativi e senza agibilità. Gli inquirenti sostenevano che le 14 persone indagate avrebbero realizzato delle opere murarie abusive che utilizzavano per le attività di vendita della droga. Inoltre, gli indagati avevano reso tali strutture praticamente impenetrabili e per questo era stato necessario servirsi anche di agenti sotto copertura per condurre l’inchiesta.