Le “dark kitchen” o “cucine fantasma” sono spazi e strutture che preparano cibo – solitamente da asporto – sia per ristoranti di fatto solo virtuali, sia per locali pubblici che esistono fisicamente ma che non riescono a soddisfare tutti gli ordini ricevuti. Quali garanzie danno queste realtà in tema di sicurezza degli alimenti, visto che si tratta di luoghi molto meno controllabili dai clienti di un esercizio tradizionale? Striscia ha realizzato un’ampia inchiesta in più puntate.
L’inviato Max Laudadio, grazie alla collaborazione di un “gancio”, ha documentato le condizioni di una cucina dai minuscoli spazi di lavoro, all’interno di un capannone industriale a Milano. Grazie all’aiuto di un rider vengono mostrate anche le immagini di un’altra “dark kitchen” dentro la quale si trovano una ventina di tablet. Come mai? Perché ogni device corrisponde a uno specifico ristorante. Venti locali da soddisfare non sono pochi: Laudadio si chiede come sia possibile che una mini cucina possa preparare i cibi per un numero così alto di insegne della ristorazione.
Una pratica che avviene all’insaputa di chi ordina. E quello che va sottolineato è che non sempre si può escludere un grave rischio di contaminazione degli alimenti: per chi ha intolleranze ma soprattutto allergie è fondamentale che i piani di lavoro siano nettamente separati. Nel servizio viene intervistata l’esperta Paola Cane, consulente regolatorio alimenti: «In Italia ogni anno abbiamo circa quaranta decessi per shock anafilattico, molti dei quali dovuti all’assunzione di alimenti con allergeni di cui non si conosceva la presenza».
Dopo questo servizio del 18 febbraio 2025 Max Laudadio torna a parlare di questi spazi ridottissimi in cui vengono cucinate diverse tipologie di pietanze, per vari locali sulle app di home delivery. E torna a indagare sui possibili rischi igienico-sanitari.
Striscia per il servizio andato in onda il 24 febbraio 2025 ha contattato due dei ristoranti interessati: alcune risposte sono sconcertanti…