Ancora incendi in Grecia nei campi di accoglienza per i migranti. Dopo quello che due settimane fa ha colpito il campo profughi di Moria nell’isola di Lesbo, questa volta nell’isola di Samos.
Circa 5mila persone sono state evacuate dal campo profughi di Vathy a causa delle fiamme e per poco non si è sfiorata la tragedia.
Il bollettino medico parla infatti solo di qualche intossicazione da fumo: otto persone sono state trasportate in ospedale, mentre altre sono state soccorse sul posto da medici volontari, tra cui quelli di Medici Senza Frontiere. La ong è intervenuta fornendo mediatori interculturali e assistenza psicologica d’emergenza oltre a distribuire beni di prima necessità alle persone coinvolte nell’incendio.
Circa 600 di loro, i cui containers o tende sono andati distrutti, hanno trovato una sistemazione in alcuni edifici dell’isola.
«Nel campo di Vathy, circa 6.000 persone, la metà sono donne e bambini, vivono in condizioni terribili in una struttura progettata per accoglierne 650. La maggior parte vive in rifugi di fortuna senza accesso regolare a servizi igienici o docce», denuncia la ong.
Qui le immagini del rogo.
«A Samos, le équipe di MSF forniscono circa 40.000 litri d’acqua ogni giorno e assistenza psicologica. Migliaia di persone vivono in condizioni igienico-sanitarie inumane con gravi conseguenze e rischi per la salute. Il 36% dei nostri pazienti a Samos manifesta sintomi gravi come depressione, disturbi post traumatici e comportamenti autolesionistici, aggravati dall’estrema precarietà in cui vivono».
Una situazione non diversa da quella che vi avevamo mostrato più di un mese fa, quando la nostra Rajae si era recata a Lesbo per documentare quello che succede e come si vive nel campo profughi di Moria.
Nel servizio vi avevamo detto che le persone bloccate sulle isole erano 24mila. Da allora sono già aumentate arrivando a oltre 32mila.
Per mettere fine a tutto questo, Striscia ha accolto l’appello di Medici Senza Frontiere che ha chiesto all’Unione Europea di mettere in salvo almeno donne e bambini.