Parmesan batte Parmigiano Reggiano. Il falso made in Italy continua a crescere e a preoccupare. Stando ai dati diffusi da Filiera Italia (associazione che riunisce il meglio della produzione agricola nazionale – e ripresi dai maggiori quotidiani, negli ultimi dieci anni il comparto dell’italian sounding alimentare è cresciuto del 70%, superando, nel 2019, i 100 miliardi di euro.
Negli Stati Uniti, infatti, sono state vendute 900mila tonnellate di Parmensan a fronte delle 150mila di Parmigiano Reggiano.
Stando ai dati in possesso del Consorzio, il comparto del Parmigiano Reggiano produce un giro d’affari al consumo pari a 2,4 miliardi di euro, circa 3.7 milioni di forme che giungono sulle tavole di tutto il mondo. Il 60% del prodotto resta in Italia, mentre il 40% viene esportato.
L’aumento dei dazi negli Stati Uniti
Lo scorso 18 ottobre, il dazio sul Parmigiano Reggiano è passato dai 2,15 dollari al chilo a circa 6 dollari al chilo. Gli addetti ai lavori si aspettavano un aumento del prezzo al consumo di 5 dollari al chilo, ma – almeno per ora – questo aumento non si è verificato, a causa di una riduzione del prezzo di origine in Italia accompagnato da un cambio favorevole del dollaro.
“Siamo amareggiati perché gli Stati Uniti hanno colpito ingiustamente uno dei settori più forti della nostra economia. Per ora, a causa di un calo dei prezzi del prodotto all’origine, non abbiamo riscontrato problemi, ma temiamo che il governo USA, già dal prossimo mese, possa incrementare ulteriormente i dazi, causando un’inevitabile riduzione dei consumi” ha commentato il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano Nicola Bertinelli.
Secondo Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, “i dazi USA fanno più male alle nostre eccellenze di quanto era sembrato. Siamo stati messi davanti a un ‘attacco selettivo’ riservato a quelle eccellenze del made in Italy più imitate e contraffatte”.
La risposta delle istituzioni
Nell’incontro del 30 gennaio scorso tra il ministro Teresa Bellanova e il segretario dell‘Agricoltura Usa Sonny Perdue si è ribadita la necessità di evitare il ricorso a guerre commerciali: “Noi abbiamo sempre considerato gli Stati Uniti un alleato fondamentale e strategico. E vogliamo che sia così. Sappiamo bene come le questioni in gioco sono di grande sensibilità, non solo per il settore agroalimentare ma per il futuro delle relazioni fra le due sponde dell’Atlantico.
L’introduzione e l’aumento dei dazi avrà effetti negativi per tutti: i consumatori saranno costretti a pagare a prezzi più elevati i prodotti alimentari, le imprese avranno più difficoltà ad esportare e con costi di approvvigionamento più elevati, i Governi saranno costretti a compensare i maggiori costi con risorse pubbliche“.
Per il Consorzio, intanto, la strategia migliore resta quella della comunicazione: “Faremo del nostro meglio affinché i consumatori americani siano consapevoli del valore della nostra Dop, così che siano disposti a spendere qualche dollaro in più per avere in tavola l’autentico ‘Re dei Formaggi’”, conclude Bertinelli.
Già da tempo Striscia ha preso a cuore la causa. Proprio qualche settimana fa, Stefania Petyx era andata in giro per le strade di New York per far provare agli statunitensi Parmesan e Parmigiano Reggiano, per dimostrare come, all’assaggio, non ci siano paragoni.