L’archivio completo di Giorgio Forattini dal 1973 al 2017 donato alla Triennale di Milano, che gli dedicherà uno spazio. Il papà di Striscia sul loro primo incontro: “D’Alema voleva da lui 3 miliardi per una vignetta, che a me sembravano pochi. Craxi ce ne aveva chiesti 5 per un servizio”
«Poeta, irriverente, monello, intransigente sui principi, senza paura» e perfino «stronzo»: sono tutte definizioni di Giorgio Forattini raccolte il 23 novembre alla Triennale di Milano, dove ora si trova l’intera collezione originale delle sue vignette, circa 10.000, realizzate per raccontare alla sua maniera la storia d’Italia dal 1973 al 2017. Da Andreotti gobbo con le grandi orecchie a Veltroni bruco e Prodi curato di campagna, sono infinite le versioni satiriche dei personaggi della politica italiana che Forattini ha reso memorabili, con le sue vignette in prima pagina che contavano più degli editoriali ufficiali. Alla collezione sarà dedicata una sala all’ingresso del palazzo.
Forattini, nato a Roma nel 1931 ma da molti anni residente a Milano, è rimasto seduto in prima fila con la moglie Ilaria Cerrina Ferroni, che ha organizzato con Stefano Boeri, presidente della Triennale, la giornata di celebrazioni e soprattutto la donazione, messa a punto dopo un anno e mezzo di lavoro. «Oggi sono qui ad ascoltare, perché a parlare per me ci sono i miei amici e le mie amiche», ha detto solo Forattini, che ha poi scherzato con i fotografi e gli ospiti illustri facendo il gesto dell’ombrello un po’ a tutti, anche alla moglie mentre parlava di lui (come ha rivelato Antonio Ricci).
Con Boeri, Salvatore Accardo, Caterina Caselli, la giornalista Stella Pende, Renzo Piano, l’attore Giancarlo Giannini, Luca Cordero di Montezemolo e Fiorello in collegamento video, ha preso la parola Antonio Ricci, il papà di Striscia la notizia, che ha detto: «Forattini è un maestro, anzi un maestrone, per tutti i vignettisti. Ha insegnato a tutti i vignettisti la battuta, la gag, il gag come dicono quelli che fingono di saperle tutte. Il gag deve essere immediato, chiaro, deve colpire subito, non deve essere troppo macchinoso. Per cui ci vuole una scrittura all’osso, bisogna lavorare per sottrazione. Anch’io sottraggo, nel senso che rubo, rubo fuorionda. Però è la stessa cosa: bisogna essere chiari, immediati».
Poi ha raccontato come è nato il loro rapporto: «Un quarto di secolo fa andammo a Parigi per consegnargli il Tapiro per la questione Mitrokhin-D’Alema. D’Alema gli aveva chiesto tre miliardi per una vignetta, che a me sembravano anche pochi perché Craxi ce ne aveva chiesti cinque per un servizio, la moglie di Dini praticamente il Pil dell’Europa. In quell’occasione è nata l’idea di un concorso: abbiamo sbianchettato la vignetta di Forattini e in favore della libera satira, chiunque poteva mandare a Striscia la notizia un testo nuovo che avremmo – e poi abbiamo – pubblicato. Da lì è nata la nostra amicizia».