Il 20 giugno viene celebrata la “Giornata Internazionale del Rifugiato”, indetta dalle Nazioni Unite per evocare il giorno in cui, nel 1951, fu approvata la Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati da parte dell’ONU.
L’evento viene celebrato soprattutto per sensibilizzare la popolazione mondiale sulla condizione dei rifugiati che, costretti a fuggire da guerre e situazioni difficili, devono lasciare la propria casa e la propria vita per cercare salvezza, non senza difficoltà.
Alcuni recenti sondaggi effettuati in due Paesi, Grecia e Italia, hanno fatto emergere come la popolazione viva in maniera distorta la presenza dei rifugiati sul proprio territorio. Secondo l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, in Grecia circa la metà dei cittadini crede che gli sfollati siano più del triplo (200mila) rispetto a quelli che si trovano realmente nel Paese (60mila); mentre in Italia, in piena emergenza rifugiati del 2016, il 36% degli italiani riteneva che gli stranieri nel Paese fossero circa 20 milioni mentre, in realtà, l’Italia ha accolto circa 131mila rifugiati nel corso di più anni.
L’IPSOS ha inoltre sottolineato come, a livello internazionale, un terzo della popolazione pensi che sia il proprio Paese tra i principali ospitanti di rifugiati al mondo, cadendo in errore. In Italia, ad esempio, il 15% degli intervistati ritiene che il Paese sia tra i primi tre ospitanti per numero di rifugiati al mondo, in realtà è al 35esimo posto.
Secondo l’UNHCR, al momento sono attualmente 100 milioni le persone sfollate, in costante aumento dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.
Sulla delicata questione dei rifugiati, anche Striscia la Notizia si è esposta, grazie ad alcuni servizi dell’inviata Rajae che ha portato alla luce alcuni elementi importanti della crisi ucraina.
In particolare, con un vero e proprio reportage sul posto, Rajae ha mostrato cosa succede una volta che i cittadini ucraini varcano la linea di confine che permette loro di fuggire dalla guerra ed entrare in Polonia, il primo Paese utile per cercare salvezza. Moltissime le associazioni di volontariato che aiutano, e hanno aiutato soprattutto nei primi momenti della fuga, a creare una organizzazione che permettesse a tutti una autogestione degli spazi e dei beni.
L’inviata è riuscita inoltre a mettere l’accento su un fenomeno sempre più frequente, subito dopo lo scoppio della guerra e l’inizio del fenomeno migratorio: la tratta di essere umani.
Recatasi a Medyka, tra Ucraina e Polonia, ha parlato dell’opportunità che per molti criminali rappresentano questi fenomeni: tra tantissimi volontari e associazioni umanitarie, possono nascondersi individui che si dedicano al traffico di essere umani e di organi.
Inoltre, essendo la maggior parte dei rifugiati ucraini donne e bambini, i pericoli sono ancora più alti: l’OIM (Organizzazione Internazionale Migranti) ha registrato quasi mille casi di tratta di esseri umani, solo in questa circostanza.