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Gli insulti scioccanti contro la bambina di Simeone sono da denuncia

Gli insulti scioccanti contro la bambina di Simeone sono da denuncia

Gli insulti scioccanti contro la bambina di Simeone sono da denuncia

La sconfitta della Juve per mano dell’Atletico Madrid brucia ancora parecchio ai tifosi juventini, specie per l’esultanza non proprio principesca di Simeone.
Questo però ha portato diverse persone a riversare la propria rabbia e frustrazione sui social, nel modo più indegno possibile.

Sul profilo Instagram del Cholo infatti hanno iniziato a comparire commenti indecenti, con insulti, ingiurie e minacce. I più disdicevoli sotto una foto che lo ritrae in camice di ospedale con in braccio Valentina, figlia appena nata.

Nelle ultime ore i commenti sono stati rimossi, su segnalazione di numerose persone, tra cui anche altri tifosi juventini, che sono accorse in difesa di Simeone e della bambina e che hanno condannato il gesto.

In molti purtroppo ritengono i social al pari del Far West, come una zona d’ombra in cui tutto è lecito e anche il peggiore dei comportamenti rimane impunito.
Così non è.
Minacciare o diffamare sui social è reato alla stessa stregua di come avviene nel mondo reale. 
Per questo è importante che tutti sappiano che è possibile denunciare queste persone, come sottolinea la Polizia Postale. 

In alcuni casi, grazie alle segnalazioni le autorità possono procedere autonomamente. In altri è necessario che a denunciare (o querelare, a seconda della tipologia di reato) sia la persona interessata.

Si può denunciare entro tre mesi dal fatto.
La Polizia invita a denunciare sempre per monitorare e controllare che certi contenuti non nascondano anche altri comportamenti che possano ripercuotersi anche nella realtà.

Per denunciare bisogna portare con sé tutto ciò che è utile a documentare l’accaduto, come gli screenshot dei messaggi (che rappresentano una prova anche se poi vengono cancellati).

L’Italia ha delle buone leggi in materia, che difendono l’onore e la persona. Leggi che però non sono uguali a quelle di altri Paesi, come per esempio gli Stati Uniti dove la disciplina è diversa e anche alcuni commenti offensivi rimangono impuniti in virtù del Primo emendamento sulla libertà di espressione. 

Questo può creare delle difficoltà nell’ottenere da Facebook e Instagram i dati dei soggetti che si nascondono dietro pseudonimo. 
In questi casi subentra però un’attività di indagine tradizionale, grazie alla quale le autorità riescono comunque a identificare chi utilizza nomi di fantasia convinto di rimanere impunito.

Quello che molti non sanno è che la legge vale sui social esattamente come nel mondo reale e che anzi, in certi casi, come la diffamazione, il fatto che avvengano sul web rappresenta un’aggravante prevista dal Codice penale.

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