Una parte significativa dei problemi di salute della popolazione europea è ancora attribuibile all’inquinamento ambientale derivante dalle attività umane.
È quanto emerge da una relazione dell’AEA – Agenzia Europea dell’Ambiente secondo cui la scarsa qualità ambientale contribuisce al 13 % dei decessi.
Il rapporto, pubblicato oggi e che si intitola “Healthy environment, healthy lives: how the environment influences health and well-being in Europe” (Ambiente sano, vita sana: come l’ambiente influenza la salute e il benessere in Europa), attinge dai dati forniti dall’Organizzazione mondiale della sanità sulle cause dei decessi e delle malattie.
“Esiste un chiaro legame tra lo stato dell’ambiente e la salute della nostra popolazione. Tutti devono capire che se ci prendiamo cura del nostro pianeta non salviamo solo gli ecosistemi, ma anche la vita delle persone, in particolare di chi è più vulnerabile. L’Unione europea è impegnata a seguire questo approccio e, grazie alla nuova strategia sulla biodiversità, al piano d’azione per l’economia circolare e ad altre nuove iniziative, siamo in cammino per costruire un’Europa più resiliente e più sana per i suoi cittadini e non solo”, ha dichiarato Virginijus Sinkevičius, commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca.
In generale, l’inquinamento dell’aria resta la principale minaccia alla salute in Europa ed è responsabile di oltre 400 000 morti premature all’anno nell’UE. Seguono l’inquinamento acustico, che contribuisce a 12 000 morti premature, e gli effetti del cambiamento climatico, in particolare le ondate di calore.
In Italia la percentuale di morti per inquinamento ambientale supera il 12% del totale (con Danimarca e Svezia al 10% e Romania al 19%) e in particolare la Pianura padana si conferma una delle aree con più smog in Europa, soprattutto per il PM2,5 e il biossido di azoto.
In uno dei nostri servizi il giovanissimo consulente scientifico Leonardo Tiralongo ci aveva spiegato cosa sono le polveri sottili, come vengono catalogate e perché sono così pericolose per la salute.
“I cittadini – si legge sul sito dell’Agenzia – sono esposti a molteplici rischi in ogni momento, tra cui inquinamento dell’aria, dell’acqua e acustico, nonché a sostanze chimiche, che si combinano e in alcuni casi agiscono contemporaneamente con conseguenze sulla salute. Le città europee sono particolarmente vulnerabili a questa molteplicità di minacce e al contempo offrono meno opportunità di accesso a spazi verdi e blu, ossia spazi in prossimità dell’acqua”.
“Stiamo assistendo a miglioramenti nello stato dell’ambiente in Europa e a una chiara attenzione verso il Green Deal per un futuro sostenibile; tuttavia la relazione rivela la necessità di adottare misure decisive per proteggere le persone più vulnerabili nella nostra società, poiché la povertà spesso si accompagna a condizioni ambientali e sanitarie precarie. La gestione di queste interconnessioni deve rientrare in un approccio integrato verso un’Europa più inclusiva e sostenibile”, ha affermato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’AEA.
Una ricerca in corso sta indagando i legami tra l’attuale pandemia di COVID-19 e le dimensioni ambientali. Non è una novità l’idea che il virus responsabile della COVID-19 abbia fatto un “salto di specie” dagli animali agli esseri umani, un risultato imprevisto della pressione che i consumi sempre maggiori esercitano sui nostri sistemi naturali.
“La COVID-19 è stata un altro campanello d’allarme e ci ha resi profondamente consapevoli della relazione tra i nostri ecosistemi e la nostra salute, nonché della necessità di guardare in faccia la realtà: i nostri modi di vivere, di consumare e di produrre generano effetti dannosi sul clima e sulla nostra salute“, ha affermato Stella Kyriakides, commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare.
La relazione evidenzia infine la necessità di mettere in atto un approccio integrato alle politiche ambientali e sanitarie per contrastare i rischi ambientali, proteggere le persone più vulnerabili e sfruttare i benefici offerti dalla natura a supporto della salute e del benessere. Come? Sfruttando gli spazi verdi, che “rinfrescano le città quando fa caldo, attenuano le alluvioni, riducono l’inquinamento acustico e sostengono la biodiversità urbana”; ma anche riducendo la circolazione delle auto, diminuendo il consumo di carne e cancellando i sussidi per i combustibili fossili.
Le soluzioni auspicate dall’Agenzia Europea dell’Ambiente sono quelle che più volte Striscia la notizia ha cercato di promuovere attraverso i servizi dei suoi inviati.
Cristina Gabetti, per esempio, solo qualche mese fa ci ha spiegato, grazie all’aiuto del ricercatore Giorgio Vacchiano, come attraverso lo studio dei boschi si possa cercare di migliorare e indirizza i comportamenti dell’uomo per fronteggiare il riscaldamento globale.