Questa sera a Striscia la notizia va in onda l’intervista esclusiva di Pinuccio a Emanuele Caruso, uno dei protagonisti del tentativo di vendita armi alla Colombia con presunto intermediario Massimo D’Alema: un affare da 4 miliardi con una commissione di 80 milioni di euro per i mediatori.
Caruso, che insieme a Francesco Amato è uno dei due pugliesi coinvolti nella trattativa, ricostruisce passo passo la storia della vendita, a cominciare dal suo ruolo – soprattutto fissare appuntamenti e incontri tra le parti – e specificando di non essere un broker, come è stato definito fino a oggi, e di occuparsi invece di cooperazione internazionale.
«L’ex sindaco di un comune in provincia di Lecce ci ha fatto incontrare D’Alema perché riteneva che il presidente avesse un peso importante all’interno delle società a partecipazione pubblica», dice, facendo chiarezza anche sul ruolo della società americana Robert Allen Law come garante dell’affare: «È stato D’Alema che ci ha suggerito di contattare la Robert Allen Law, con le sue referenze».
Caruso conferma che Robert Allen, nella figura di Umberto Bonavita, ha partecipato a due incontri istituzionali in Colombia, tra cui uno a Bogotà di cui Pinuccio mostra una foto inedita in cui si vedono anche due manager di Fincantieri: il direttore generale Giuseppe Giordo e Achille Fulfaro dell’area commerciale. L’inviato di Striscia svela anche un messaggio inedito in cui D’Alema ribadisce che tutto deve passare dallo studio Robert Allen Law.
Il pugliese conferma anche che la trattativa non ha nulla a che fare con la beneficenza: «D’Alema fa il consulente ad altissimo livello su più fronti. Quindi credo che questa fosse un’operazione professionale». E ammette di essere stato lui, insieme ad Amato, ad aver introdotto diversi mesi fa D’Alema a Don Antonio, colombiano ex comandante di un gruppo paramilitare di estrema destra e pluricondannato per l’omicidio di 101 persone. Caruso ammette anche che l’ex premier a un certo punto aveva intenzione di escluderlo dall’affare.
E quando Pinuccio chiede se lo Stato italiano sapeva della trattativa, Caruso risponde: «Senz’altro. I manager più importanti delle società a partecipazione pubblica erano comunque regolarmente presenti».
Domani la seconda parte dell’intervista esclusiva con nuove rivelazioni.