Il 25 novembre si celebra la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999.
Una data non casuale, voluta dall’Onu per ricordare tutte le donne vittime di soprusi e sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni prendendo a esempio il brutale assassinio di tre donne nel 1960.
Le sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Domenicana si stavano recando a far visita ai loro mariti in carcere quando furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare che le portarono in un luogo nascosto proprio in quel 25 novembre del 1960. Qui furono torturate, stuprate, picchiate a colpi di bastone, strangolate e abbandonate a bordo della loro auto. È stata la quarta sorella a far conoscere la loro storia, dedicando la sua vita a onorare il ricordo delle tre donne e a battersi perché quelle morti non cadessero nel dimenticatoio ma servissero a risvegliare le coscienze.
Quasi 60 anni dopo molto c’è ancora da fare sul tema. Nonostante la sempre maggiore attenzione, infatti, i dati che riguardano la violenza di genere non sono confortanti.
Stando al rapporto annuale «Questo non è amore» pubblicato dalla Polizia di Stato, ogni giorno in Italia 88 donne sono vittime di atti di violenza, una ogni 15 minuti. Le vittime sono italiane nell’80,2% dei casi, così come i loro carnefici (nel 74% dei casi).
Dati che non vedono grandi differenze regionali, l’aumento delle vittime è lo stesso da Nord a Sud. Ma quello che deve far riflettere è il fatto che 82 volte su 100 a commettere violenza è un volto conosciuto (il compagno o l’ambito familiare). In aumento anche il numero dei femminicidi passati dal 37% del 2018 al 49% solo tra gennaio e agosto del 2019.
«La violenza sulle donne non smette di essere emergenza pubblica e per questo la coscienza della gravità del fenomeno deve continuare a crescere. Le donne non cessano di essere oggetto di molestie, vittime di tragedie palesi e di soprusi taciuti perché consumati spesso dentro le famiglie o perpetrati da persone conosciute», ha commentato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affermando che «molto resta ancora da fare» e che «ogni donna deve sentire le istituzioni vicine».
A tal proposito, l’unico dato consolante del report è la maggiore coscienza dei delitti subiti, una rinnovata propensione e fiducia nel denunciare: è aumentato, insomma, il numero di vittime che considerano gli atti violenti subiti un reato.
È importante sottolineare come per “violenza” non si intende semplicemente quella fisica, ma anche quella verbale e psicologica. La nostra Velina Mikaela ne sa qualcosa.