La squadra si oppone ai 15 punti di penalizzazione in classifica inflitti per "il sistema plusvalenze". Lo stesso hanno fatto Agnelli e Paratici contro le condanne di inibizione.
L’annullamento della sentenza che ha inflitto 15 punti di penalizzazione in classifica nel campionato di Serie A alla Juventus per il caso plusvalenze. Questo è quanto chiede il club nel ricorso depositato al Collegio di Garanzia presso il Coni, l’ultimo grado della giustizia sportiva, la sera del 28 febbraio, poco prima del calcio d’inizio del derby contro il Torino (vinto 4 a 2 dalla squadra allenata da Massimiliano Allegri).
Fa ricorso anche Agnelli, ex presidente della Juventus
In parallelo si sono mossi anche Andrea Agnelli, ex presidente della Juventus, Fabio Paratici, ex direttore sportivo e gli altri dirigenti Enrico Vellano e Federico Cherubini. Nell’inchiesta Agnelli era stato condannato a 24 mesi di inibizione, Paratici a 30.
Cos’è “il sistema plusvalenze”
Il ricorso è solo l’ultimo capitolo di una vicenda che Striscia la notizia segue fin dal 2018 che riguarda l’attività di compravendita di giocatori. In ambito calcistico, il termine plusvalenza si riferisce al guadagno ottenuto da una società attraverso la cessione di un suo atleta. Quando una squadra compra un calciatore , il suo valore d’acquisto (concordato con la società veditrice) viene inserito nel bilancio e spalmato lungo la durata del contratto. Più il giocatore si avvicina al termine del suo ingaggio, più il suo valore si abbassa. Quindi la plusvalenza si verifica quando una squadra riesce a vendere un atleta a un prezzo più alto di quello che è segnato in bilancio al momento della vendita, generando un profitto. Negli anni, però, è diventata sempre più diffusa la pratica delle plusvalenze fittizie. Più volte l’inviato Moreno Morello ha spiegato nei suoi servizi come si articolano queste operazioni: le società si scambiano calciatori a cifre gonfiate per aggiustare in modo artificioso i propri bilanci. Ciò, però, porta solo benefici contabili.