L’inviato Vittorio Brumotti si è occupato più volte di documentare la piazza di spaccio del Ferro di Cavallo del quartiere Rancitelli. Le indagini dei carabinieri sono partite nel maggio 2020 e si sono concluse lo scorso gennaio.
«Abbiamo svolto un’attività in una zona di Pescara molto problematica come quella del Ferro di Cavallo di Rancitelli», ha spiegato in una conferenza stampa il colonnello Riccardo Barbera, comandante provinciale dell’Arma di Pescara. Il riferimento è all’operazione compiuta il 13 aprile dai suoi carabinieri, che hanno eseguito l’ordinanza che disponeva l’applicazione di misure cautelari per 20 cittadini, che operavano in questo quartiere conosciuto per le attività di spaccio. Striscia la notizia si è già occupata di questa difficile realtà e in più occasioni Vittorio Brumotti si è recato sul posto per mostrarci la situazione di degrado.
L’accusa è traffico di sostanze stupefacenti nel quartiere Ferro di Cavallo di Rancitelli
È stato il Giudice per le indagini preliminari (Gip) del Tribunale di L’Aquila, Marco Billi, a emettere l’ordinanza per associazione per delinquere di stampo mafioso, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia che opera nella zona. L’operazione è iniziata all’alba anche con l’intervento dei Vigli del Fuoco che sono stati chiamati per sfondare le porte delle abitazioni. Ora le persone (molte di etnia Rom) nei cui confronti sono state applicate le misure cautelari dovranno rispondere di diversi reati, tra cui: associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, possesso di armi ed esplosivo, traffico illecito di sostanze stupefacenti, tentato omicidio e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.
Finiscono in carcere 19 persone, una è ai domiciliari
«Abbiamo eseguito 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere e una agli arresti domiciliari», ha aggiunto il colonnello Riccardo Barbera, «È un fatto straordinario per Pescara perché parliamo di accuse di associazione mafiosa e in questa città è la prima volta». Le indagini sono partite nel maggio 2020 e si sono concluse lo scorso gennaio. Un’inchiesta che ha smantellato una strutturata organizzazione criminale e ha fatto emergere che «il gruppo malavitoso (…) aveva anche una sorta di controllo nel carcere San Donato, la cui direzione è stata molto collaborativa permettendo il sequestro oggi di un telefonino con cui il leader dell’organizzazione dava ordini dall’interno della casa circondariale», come ha sottolineato il comandante del Reparto Operativo dei Cc di Pescara, il tenente colonnello Antonio Bandelli.