Nel giorno in cui la stampa dà notizia di un’inchiesta per la morte del tunisino di 26 anni Wissem Abdel Latif, che dopo aver soggiornato in un CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) è stato ricoverato in un ospedale romano e qui ucciso da un mix di tre diversi sedativi, Rajae Bezzaz torna a indagare sulle condizioni disumane all’interno di molti CPR, dove vengono trattenuti gli stranieri non in regola con i documenti.
In seguito alle testimonianze di chi ha visto e subito gli orrori nella struttura di Palazzo San Gervasio (Potenza), l’inviata del tg si occupa nuovamente del CPR di Milano, con immagini inedite realizzate con gli smartphone all’interno della struttura di via Corelli. Immagini che, pur mostrando solo un lato della medaglia, testimoniano una realtà di estremo disagio: continue proteste, l’ennesimo incendio appiccato alle coperte che rende l’aria irrespirabile e costringe gli “ospiti” a dormire all’aperto per terra, episodi di autolesionismo e anche tentativi di suicidio. I migranti vivono in condizioni di estremo disagio: cibo immangiabile, servizi igienici senza le porte, coperte che sembrano ragnatele per via dei buchi.
Un video “rubato” coglie la confidenza di un’operatrice: «Faccio il lavoro da sola per settanta persone. Ragazzi, non venite in Italia! Questa è l’Italia».